UN ESORCISMO AVVENUTO NEL 1870 A VALENTANO, IN PROVINCIA DI VITERBO

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    UN ESORCISMO AVVENUTO NEL 1870 A VALENTANO, IN PROVINCIA DI VITERBO


    Ad Onano i più anziani utilizzano ancora, per definire qualche persona stramba o particolarmente stravagante, l'appellativo «Matto e' Voddone» che, nel vernacolo locale, significa letteralmente «Matto del Voltone».

    Se è spesso difficile, se non impossibile, stabilire la meccanica di creazione dei termini linguistici della tradizione orale popolare, nel nostro caso possiamo invece affermare che l'epiteto ha una sua giusta datazione e nasce nel 1890 a seguito di un avvenimento che al tempo suscitò tale interesse o, meglio, una tale curiosità che l'evento, benché siano trascorsi cento anni dal suo verificarsi, è tuttora vivo nella tradizione orale dei centri maggiormente interessati al fatto come Onano e Valentano, anche se non può escludersi che di ciò sia rimasto il ricordo negli altri paesi limitrofi.

    Del fatto si raccontano nei due paesi varie versioni tutte comunque sostanzialmente identiche e il cui filo conduttore è costituito dalla possessione demoniaca in cui caddero, nello stesso momento, sette ragazze di Onano in quel tempo intente a lavorare i campi della Tenuta del Voltone, nel territorio di Farnese, sotto Monte Becco, nei pressi del Lago di Mezzano.

    Era il 1890. Le sette «indemoniate» furono portate nel Santuario della Madonna della Salute di Valentano e sottoposte ad esorcismo da parte dei frati francescani del vicino convento. La gente ricorda come queste povere disgraziate, fra urla disumane, fiamme e puzza di zolfo, restarono nella Chiesa per alcuni giorni mentre la gente di Valentano e dei paesi limitrofi bivaccava all'esterno del tempio e come molti, aggrappati alle finestre della parete posta sul lato del mitero, tentassero di vedere quanto accadeva all'interno.

    La ragazze, infine, «liberate dal demonio» tornarono al paese natio dove si ricorda che per molto tempo furono letteralmente emarginate. Nei racconti della gente non è facile distinguere la realtà dell'avvenimento dalle fantasie sovrappostesi con il tempo e ognuno ha una propria versione dell'accaduto mentre le storie locali nulla scrivono sull'argomento (1).

    Del fatto esiste invece una memoria manoscritta redatta verso il 1895 sotto la dettatura del francescano P. Clemente da Velletri che prese parte all'esorcismo (2).

    Il sacerdote narra della «grazia operata da Maria Santissima della Salute ad alcune persone ossesse che a lei fecero ricorso» in alcune pagine di una cronaca essenziale ma sufficiente a darci le giuste informazioni circa la reale consistenza del fatto.

    La cronaca viene integralmente pubblicata in appendice anche se è necessario riassumere l'accaduto per linee essenziali. Tutto nasce il 3 aprile 1890 nella ricordata tenuta del Voltone presso cui sette giovanette di Onano sono addette al lavoro di monda dei campi coltivati a grano.

    D'improvviso le ragazze sono prese da «convulsi nervosi» «forti e violenti». I medici consultati parlano di isterismo ma vista la inutilità dei rimedi somministrati il tutto viene collegato ad «effetto di Maleficio» per cui le ragazze sono cadute sotto la «possessione demoniaca» e vanno sottoposte ad esorcismo che avviene nella Chiesa di S. Maria della Salute di Valentano da parte dei padri francescani del vicino ritiro ove era guardiano il P. Bonaventura Bacchi da Bagnoregio (3) essendo intervenuta la prescritta autorizzazione del Vescovo di Acquapendente mons. Gisleno Veneri, a seguito della richiesta di Don Domenico Grottanelli, curato di Onano.

    (1) Ci si riferisce, in particolare, alle opere: G. R OSATI, Il Conuento e il Santuario de la Madonna della Salute in Valentano (Viterbo) dalle origini ai nostri giorni, Viterbo, 1947. D. SCALABRELLA, La Chiesina del Piano nella storia di Onano, Grotte di C., 1969.

    (2) I1 ms. fa parte di una raccolta privata. P. Clemente da Velletri è morto nel Ritiro di Valentano nel 1899 (Cfr. Necrologio della Provincia Romana dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, Roma, 1969, p. 684).

    (3) I1 P. Bacchi era originario di S. Michele di Bagnorea. Muore a 54 anni, nel 1906, a Roma (Cfr. Necrologio, cit. p. 889).

    La cronaca del P. Clemente non precisa per quanti giorni si protrasse l'esorcismo anche se i tempi possono essere così scanditi: Primo giorno: arrivo delle ossesse nella Chiesa e inizio defl'esorcismo. Dopo «quattro o cinque ore» i maligni vengono allontanati. Le ragazze ristorate e fatte confessare.

    Secondo giorno: in mattinata le giovani ricevono la Comunione ma al momento della partenza per Onano l'incontro con il loro curato è causa di una nuova possessione diabolica per cui si riprendono gli esorcismi fra la «affollata moltitudine» di persone di Valentano e dei vicini paesi richiamati dallo straordinario avvenimento.

    L'ammissione che erano «migliaia» le persone accorse fa pensare che gli esorcismi dovettero durate almeno qualche altro giorno.

    P. Clemente che conduce l'esorcismo finale sino al ritorno delle giovani ad Onano scrive: «per noi religiosi fu un insigne benefizio perchè cosi fummo liberati per altra parte da immensa confusione di gente che da più giorni si affollava senza limiti intorno al nostro Convento».

    Lo «spettacolo» dell'esorcismo di cui parla in più occasioni il P. Clemente, e le sue conseguenze erano venute a conoscenza del Vescovo di Montefiascone, mons. Luciano Gentilucci, sotto la cui giurisdizione ricadeva il Ritiro di Valentano. Il vescovo aveva addirittura pensato di sospendere la Chiesa e i religiosi per «l'enorme profanazione che in Essa si faceva».

    Sulle modalità seguite nell'esorcismo il P. Clemente è piuttosto scarno e viene da credere che sia stato praticato il solo esorcismo dell'acqua benedetta e della

    G.. . io le andavo aspergendo con l'a cqua benedetta e spesso per forza gliela facevo bere: ed anche per forza gli facevo recitare l'orazione domenicale, tanto efficace a reprimere la superbia dei spiriti maligni».

    Spettatore di questi avvenimenti fu il dodicenne Giovanni Donati, il «Giovannino» falegname, socialista, (cl. 1878) il quale nel primo dei suoi «Quaderni» (4) scrive:

    «Vi era un frate Valentino che diceva il lavarsi è Deccato.

    I1 convento ci faceva denari e lo chiamavano santo. Lò veduto in mezzo alla chiesa, con l'acqua santa, circondato da tanto popolo impaurito, questo fra Valentino faceva sortire dal corpo di 7 donne di Onano i diavoli e le streghe, e chiedeva denari per dire la messa. Questo pellegrinaggio durò 4 giorni e venivano anche dai paesi vicini a vedere diavoli e fuoco ma io non vedevo che piangere queste disgraziate e sostenevo che era fame, malattia, ignoranza, ed ero accompagnato a casa con fischi e urliche ero un ebbreo socialista maledetto, e dovetti telegrafare all'avv. Volpi e venne il tenente dei carabinieri perché i monelli mi aspettavano che sortisse di casa e la scena continuava~

    (5).

    Il «Frate Valentino* ricordato dal Donati era il francescano Fra Valentino Sensini, nato nel paese di Penna in Teverina nel 1815 e morto, in odore di santità, nel Ritiro di Valentano nel 1894 (6). I1 suo biografo cosi narra la sua battaglia contro il demonio: «Non meno dura fu la lotta che dovette combattere per mantenersi perseverante nella religione; il demonio tutto tentò per indebolire la sua volontà e farlo nuovamente tornare nel mondo; ma Fra.

    Valentino comprese l'astuzia di Satana, e quando sembrava che volesse riportare vittoria, nei tempi della soppressione, anziché cedere, volle recarsi in luogo più sicuro, vicino a P. Clemente per ascoltare i suoi consigli e ricevere forza.

    Non mancò anche la lotta.. . cruenta con Satana. La signora Pia Pacetti, riferisce di aver sentito dire da sua nonna che Fr. Valentino era spessissimo vessato dal diavolo ed era quasi sempre pesto per battiture che riceveva. Egli stesso confidò alla medesima tali assalti: me ne ha date il diavolo questa notte.. . » (7).

    Ancora nei fioretti si racconta degli esorcismi di Fra Valentino: «Ma non diverso era il suo comportamento quando veniva chiamato da coloro che dicevano di essere fatturati od erano posseduti dal demonio. Fr. Valentino credeva facilmente a quanto gli veniva raccontato e cominciava, in questi casi, col servirsi dei soliti mezzi: segni di croce e preghiera. A volte però accadeva che il paziente, anziché migliorare, prendeva anche ad insolentire.. . Allora il Servo di Dio, con una semplicità veramente tutta francescana prendeva in mano il suo grosso e nodoso cordone e senza pietà né misura lo percuoteva sulle spalle dello stesso, mentre diceva: Vattene via, brutto demoniaccio, da questo poveretto! In questo colpo battezzato ci deue abitare la SS.ma Trinità, e non tu bestiaccia maledetta! L'effetto di questa forma di esorcismo era sempre assicurato» (8).

    I ricordi del Donati non si fermano a solo e quanto scritto nei «Quaderni». Nel 1958, all'indomani della morte di Eugenio Pacelli, Pio XII, il fratello Oreste dalla Francia, ove era rimasto anche dopo le persecuzioni dell'epoca fascista, gli faceva avere dattiloscritto un «Ricordo di Eugenio » (9) in cui narrava l'infanzia trascorsa ad Onano insieme a lui e al giovane Pacelli.

    Giovanni Donati rispose al fratello con una lettera in cui scriveva: «Carissimo fratello Oreste. Questi nostri ricordi che descrivi andrebbero pubblicati. Tanto hai dimenticato. Quando riuscisti a parlare nella piazza di Onano, Eugenio si mise in nostra difesa calmando le donne che ci Gravano i sassi accusandoci che volevamo, i socialisti, dare fuoco a S. Trifone, però dava ragione al conte Caterini che levava le terre ai contadini. Pacelli sosteneva che frate Valentino, al convento di Valentano con la sua benedizione cacciava i diavoli dal corpo alle 7 donne onanesi.

    Tu vuoi incensarlo.. .» (10). Ritorna in Donati lo spirito anticlericale di un tempo ma non è vissuto abbastanza per leggere la «RELAZIONE DEL RAG. AMICO LAURENTI NELLA MISSIONE COMPIUTA PRESSO LE OPERE PIE DEL COMUNE DI ONANO» edita in un fascicolo ciclostilato dagli alunni della Scuola Media di Onano nell'anno scolastico 1982183 e che illustra in termini sicuramente non di parte la situazione sociale, sanitaria ed economica di Onano agli inizi del 1900 e «l'abbruttimento fisico e psichico di quella popolazione» peraltro non dissimile a quella di altri piccoli centri del Viterbese.

    Se Donati avesse potuto leggere la «Relazione» del Laurenti avrebbe potuto credere ancor di più che il diavolo esisteva ma, per le sfortunate ragazze di Onano, questo era «fame, malattia, ignoranza» come da lui puntualmente scritto.

    tratto dal periodico "Biblioteche e Società"
     
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