La melanconia celebrale

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Esperto

    Group
    Administrator
    Posts
    5,206
    Location
    Sassari

    Status
    Offline
    Il lupo e i suoi sacerdoti così hanno sempre avuto una valenza benefica, essi erano intermediari tra l’uomo e le forze naturali rappresentate appunto dalle fiere dalle quali, a scopo magico, guerriero o semplicemente per caccia, l’uomo cercava di acquistare la forza. Successivamente però avviene una trasformazione, con il passaggio dalla caccia all’allevamento il lupo subisce una prima trasformazione, esso non è più animale totemico ma diventa nemico delle greggi e dunque dell’uomo, ma sarà nel Medioevo che esso assumerà sembianze malvagie che lo legheranno alla magia e al demonio. Nel 1252 con la bolla papale “Ad extirpena”, Papa Innocenzo IV autorizzò la persecuzione dei culti pagani, ma soprattutto nel 1500-1600 la caccia alle streghe diviene anche caccia al licantropo che, oramai perduto il suo significato sacerdotale, viene visto come mostro o come malattia. Moltissimi malati di quella che veniva definita “melanconia celebrale”, una forma di quella che chiameremmo oggi schizofrenia, furono accusati di stregoneria e condannati al rogo.
    Nascono così le tradizioni legate ai “lupomini”, “werewolf” o “loup garou”, uomini che si trasformavano in lupi ma il cui significato, oramai demonizzato era completamente differente da quello dei sacerdoti sciamani. Moltissime sono le tradizioni popolari e i racconti sui licantropi, spesso vecchi guaritori o semplici malati di mente venivano scambiati come adoratori del demonio. Successivamente queste “malattie” furono legate anche a timori e tabù, così ecco che se un paese veniva colpito da peste o carestia significava che in questo era nascosto un “lupomino” e così si scatenavano terribili cacce all’“untore”. Stessa cosa dicasi per violazioni di tabù, nel materano ad esempio, ed in particolare a Grassano vi era la credenza che chiunque avesse sposato la sua figlioccia si sarebbe trasformato nelle notti di luna piena in un lupo, forse antico ricordo di culti autoctoni che veneravano il sacro animale e tradizioni simili le ritroviamo nell’area siciliana e nel pugliese.
    La religione Cristiana non poteva rimanere a guardare, per esorcizzare questi antichi ricordi e per guarire queste malattie legate a satana iniziò a introdurre nella cultura popolare santi guaritori come Sant’Antonio da Padova e il più famoso San Vito, legato al famoso “ballo del santo”,un modo per esorcizzare epilessie e malattie “lunari”, per non parlare di San Francesco d’Assisi e la vicenda del lupo, un modo per esorcizzare antichi culti pagani legati all’animale totemico dell’area umbro-abruzzese e legarli alla nuova figura cristiana, idea che ritroviamo anche nella versione “abruzzese” dell’evento e in particolare della tradizione del paese di Cocullo dove si narra che San Domenico, patrono del villaggio, si trovava a combattere contro un lupo che, la tradizione voleva aver rapito un bimbo in fasce per poi portarlo con se nel bosco. Fu il santo, con le sue preghiere a Dio, a far tornare l’animale con il pargolo e a renderlo mansueto, un altro modo per identificare il santo con la signora delle bestie, la padrona della natura che può donare vita e morte ai suoi credenti.
    Sarà proprio questo tentativo di cancellare la cultura popolare che ha permesso la sua sopravvivenza anche se camuffata da false vesti, infatti questi rituali antichissimi sono sicuramente eredità dei culti autoctoni sciamani europei poi successivamente assorbiti dal Cristianesimo con una vera e propria opera di sincretismo che ci ha permesso di conoscere antiche tradizioni mai del tutto dimenticate che ancora oggi combattono contro il tempo e l’umana dimenticanza.

    http://www.vampiri.net/mannari_0013.html
     
    .
0 replies since 25/11/2008, 19:35   56 views
  Share  
.