H.P. Lovecraft

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Esperto

    Group
    Administrator
    Posts
    5,206
    Location
    Sassari

    Status
    Offline
    « Il sentimento più forte e più antico dell'animo umano è la paura, e la paura più grande è quella dell'ignoto. »
    (H.P. Lovecraft, Supernatural Horror in Literature)
    Infanzia e giovinezza




    H.P Lovecraft nacque il 20 agosto 1890 alle nove di mattina nella sua casa di famiglia al numero 194 (oggi 454) di Angell Street a Providence, nel Rhode Island. Era figlio unico di Winfield Scott Lovecraft, un commesso viaggiatore di gioielli e metalli preziosi, e Sarah Susan Phillips Lovecraft, che poteva fare risalire i suoi antenati in America fino alla colonia di Massachusetts Bay nel 1630. Entrambi i suoi genitori avevano più di trent'anni quando si sposarono, e per entrambi era il primo matrimonio, cosa piuttosto inusuale a quei tempi. Quando Lovecraft aveva tre anni, suo padre cominciò a manifestare i sintomi di una psicosi acuta in un hotel di Chicago dov'era in viaggio d'affari.

    Venne ricoverato al Butler Hospital di Providence, dove rimase per il resto della sua vita. Colpito da paralisi, morì di sifilide[3] quando Lovecraft aveva solo otto anni.
    image

    Lovecraft venne quindi cresciuto dalla madre, da due zie (Lillian Delora Phillips e Annie Emeline Phillips) e dal nonno Whipple Van Buren Phillips, col quale Lovecraft e le sue parenti vissero fino alla morte di Phillips. Lovecraft fu un bambino prodigio: recitava versi all'età di due anni ed era in grado di comporre intere poesie già all'età di sei anni.[4] Suo nonno lo incoraggiò nella lettura, fornendogli libri quali Le mille e una notte, Age of Fables di Thomas Bulfinch, e versioni per bambini dell'Iliade e dell'Odissea.[4] Il nonno stimolò anche l'interesse del piccolo Lovecraft verso la letteratura fantastica, narrandogli racconti gotici. La madre, d'altro canto, si preoccupava che tali letture lo potessero turbare.

    Durante l'infanzia Lovecraft fu spesso malato, anche se la natura della sua malattia non è ben nota; lo scrittore sostenne in seguito di aver sofferto di crisi nervose, e fu anche per questo che non frequentò regolarmente la scuola.[2] A partire da quegli anni si appassionò alla narrativa di Poe, Verne e Wells,[4] che stimolarono il suo interesse per l'insolito, la chimica e l'astronomia. Cominciò a redigere diverse pubblicazioni, con circolazione limitata, a partire dal 1899, come la Scientific Gazette. Quattro anni più tardi tornò a frequentare la scuola pubblica.

    Whipple Van Buren Phillips morì nel 1904, dopo aver subito rilevanti perdite nei suoi affari. La famiglia si impoverì in maniera significativa, a causa di una cattiva gestione del patrimonio. Fu così costretta a spostarsi al numero 598 di Angell Street, in un'abitazione molto più piccola e meno confortevole. Lovecraft fu molto amareggiato dalla perdita della casa in cui era nato e considerò per qualche tempo l'ipotesi del suicidio. Nel 1908 fu colpito da un forte esaurimento nervoso, in conseguenza del quale non conseguì mai il diploma di scuola superiore.[2] Questo fallimento nel completare la propria istruzione fu per lui una fonte di delusione e vergogna, anche perché non poté mai iscriversi alla Brown University di Providence.

    Il giovane Lovecraft scrisse alcune opere di narrativa, ma in seguito si dedicò alla poesia e alla saggistica, almeno fino al 1917, anno in cui cominciò la produzione di racconti più raffinati come La Tomba e Dagon. Quest'ultimo fu il suo primo racconto pubblicato su una rivista professionale, apparendo infatti sulle pagine di Weird Tales, nel 1923. Intanto Lovecraft, convinto sostenitore dell'intervento americano nella Prima Guerra Mondiale, si presentò volontario nel 1917 ma venne riformato, in quanto non superò l'esame fisico.[4] In precedenza aveva tentato di arruolarsi nella Guardia Nazionale, ma non era stato accettato anche per via dell'interessamento dell'apprensiva madre Sarah.[4]

    Nel frattempo, sempre in questi anni, cominciò a prendere forma la sua vasta rete di corrispondenti. La lunghezza e la frequenza delle sue missive fanno di lui uno dei più prolifici autori epistolari del secolo. Fra i suoi corrispondenti si possono citare il giovane Forrest J. Ackerman, Robert Bloch (autore di Psycho) e Robert E. Howard (Conan il barbaro).

    Dopo aver sofferto per un lungo periodo di isteria e depressione, la madre di Lovecraft venne ricoverata al Butler Hospital, lo stesso ospedale dove il marito era morto qualche anno prima. Nonostante questo, Sarah fu in grado di scrivere molte lettere al figlio. Il loro legame cessò solo con la morte della donna, avvenuta il 21 maggio 1921, a seguito di complicazioni durante un intervento chirurgico alla cistifellea. Lovecraft fu profondamente colpito dalla perdita della madre:[4]
    « La morte di mia madre [...] ha provocato in me un forte shock, per cui trovo quasi impossibile concentrarmi e applicarmi con continuità. »


    E ancora:
    « Questo lutto priva la mia esistenza di qualsiasi nucleo, la decentralizza... »








    Il matrimonio e New York

    Poco dopo, ad una convention per giornalisti amatoriali, incontrò Sonia Greene. Nata nel 1883, da una famiglia di ebrei ucraini, la donna era sette anni più vecchia di Lovecraft. Si sposarono nel 1924, e la coppia si spostò nel distretto di Brooklyn a New York. Le zie di Lovecraft non furono felici di questa decisione, non ritenevano opportuno che il nipote si sposasse con un'imprenditrice (la Greene gestiva un negozio di cappelli), e, anche se inizialmente affascinato, lo stesso Lovecraft arrivò ad odiare New York.

    La permanenza di Lovecraft a New York venne funestata da problemi economici, poiché i suoi sforzi per trovare lavoro furono inutili e costrinsero la moglie, che nel frattempo aveva visto fallire la propria attività commerciale, a spostarsi a Cleveland alla ricerca di un impiego. Lovecraft quindi rimase a vivere da solo in una zona di Brooklyn chiamata Red Hook[5] (scenario, tra l'altro, di Orrore a Red Hook, uno dei racconti di Lovecraft in cui la componente razzista è più evidente). Questa impossibilità di trovare un impiego stabile per mantenere se stesso e la moglie, a causa dell'ampia massa di popolazione immigrata, irreconciliabile con la sua opinione di se stesso come un privilegiato Anglo-Sassone, contribuì forse ad acuire il razzismo chiaramente presente nella sua opera [6].

    Qualche anno dopo la coppia, che già era separata, si accordò per un divorzio (che non venne mai completamente formalizzato), e Lovecraft tornò a vivere con le zie a Providence. A causa della cattiva riuscita del suo matrimonio, alcuni biografi hanno ipotizzato che Lovecraft fosse asessuale; tuttavia, la moglie lo definì più volte "Un amante adeguatamente eccellente"







    Il ritorno a Providence


    Di nuovo a Providence, Lovecraft visse in una "spaziosa casa vittoriana di legno marrone" al numero 10 di Barnes Street fino al 1933 (questo è l'indirizzo che nel racconto "Il caso di Charles Dexter Ward" viene dato come residenza del dottor Willet). Il periodo dopo il suo ritorno a Providence (gli ultimi dieci anni della sua vita) fu il più prolifico dal punto di vista letterario. Durante questi anni scrisse per le più importanti riviste pulp di quel periodo (soprattutto Weird Tales) la maggior parte dei suoi racconti oggi più conosciuti e opere più impegnative come Il caso di Charles Dexter Ward e Alle montagne della Follia. Inoltre si dedicò alla revisione di opere di altri autori, lavorando anche come ghostwriter nelle opere The Mound, Winged Death, The Diary of Alonzo Typer, solo per citarne alcune.

    Nonostante i suoi sforzi creativi, la sua situazione economica continuò a peggiorare finché fu costretto a trasferirsi al numero 66 di College Street in un alloggio più economico e più piccolo (la stessa abitazione di Robert Blake, protagonista di L'abitatore del buio[8]) con l'unica zia superstite. Lovecraft fu anche profondamente colpito dal suicidio di Robert E. Howard.

    Nel 1936, a Lovecraft venne diagnosticato un cancro all'intestino. Lo scrittore non informò gli amici della sua malattia per non amareggiarli; negli ultimi mesi tenne un diario (Diario di Morte) - proprio come molti protagonisti delle sue storie avevano fatto nelle ore più nere - sulla propria salute per informare i medici delle sue condizioni[9].

    Visse il resto della vita tormentato dal dolore fisico; l'ultimo ricordo su di lui è quello dell'amico Harry Brobst, che si recò a visitarlo poco prima della morte. Brobst cercò di confortare il sofferente Lovecraft menzionando lo stoicismo degli antichi filosofi; lo scrittore di Providence non rispose ma si limitò a scuotere la testa, negando in modo deciso la validità dell'argomentazione[9].

    Lovecraft si spense il giorno dopo, il 15 marzo 1937.
    La tomba di Howard Phillips Lovecraft
    La tomba di Howard Phillips Lovecraft

    Il nome di Lovecraft venne inciso assieme a quello dei parenti nel monumento di famiglia dei Phillips. Nel 1977, un gruppo di fan particolarmente devoti guidati da Dirk Mosig raccolse i fondi necessari per far realizzare una lapide commemorativa, sulla quale vennero incisi il nome dello scrittore, la data di nascita, quella di morte e la frase "I AM PROVIDENCE" (io sono Providence), tratta da una delle sue lettere personali. La tomba di Lovecraft si trova nel cimitero di Swan Point a Providence e viene occasionalmente contrassegnata con graffiti che citano la sua famosa frase tratta da Il richiamo di Cthulhu:
    « Non è morto ciò che in eterno può attendere,
    e col passare di strani eoni, anche la morte può morire. »


    Il 13 ottobre 1997, a poco più di sessant'anni dalla morte dello scrittore, uno o più sconosciuti hanno scavato nel cimitero cercando di riesumarlo, ignorando evidentemente che il corpo non è sepolto sotto la nuova lapide.[10]

    image







    L'ipotetico viaggio in Italia

    Nel luglio 2002 il giornalista Roberto Leggio ha scoperto tra le pagine di un libro acquistato a Montecatini Terme un diario di circa quaranta pagine redatto in forma epistolare che riportava la descrizione di un viaggio fra la costa orientale degli Stati Uniti e il Polesine. Il diario risultava indirizzato ad Alfred Galpin, abituale corrispondente dello scrittore di Providence, e riportava come firma il nomignolo "Grandpa Theo", uno degli pseudonimi che Lovecraft utilizzava nella propria corrispondenza. Sulla base del documento, sottoposto anche all'attenzione degli esperti lovecraftiani in Italia, che tuttavia non si sono ancora pronunciati definitivamente sulla sua autenticità, Leggio si spinge ad ipotizzare che Lovecraft abbia viaggiato in Italia nel 1926, nonostante la notizia non venga in alcun modo riportata dai biografi dello scrittore di Providence. La lettera contiene considerazioni riguardo al folklore locale del Polesine che secondo Leggio potrebbe aver costituito una fonte d'ispirazione per alcuni dei racconti di Lovecraft.

    Il manoscritto è al centro di un documentario del 2004 intitolato H.P. Lovecraft - Ipotesi di un viaggio in Italia e diretto dallo stesso Leggio, insieme al collega Federico Greco e del film del 2005 Il mistero di Lovecraft - Road to L., sempre per la stessa regia.

    D'altra parte, è molto più probabile che fosse lo stesso Galpin ad essersi recato in Italia e che dal nostro paese avesse indirizzato qualche missiva a Lovecraft. La lettera firmata con lo pseudonimo Grandpa Theo sarebbe sì una lettera di Lovecraft, ma spedita dal New England, in risposta all'amico. È quindi possibile che le leggende del Delta del Po abbiano davvero ispirato Lovecraft per alcune sue creazioni letterarie, anche se per interposta persona (Galpin, appunto) e non a seguito di una effettivo viaggio dell'autore.




    Influenze e stile



    Il nome di Lovecraft è sinonimo di narrativa dell'orrore; le sue opere, in particolare i Miti di Cthulhu, hanno influenzato autori in tutto il mondo, e si possono riscontrare elementi lovecraftiani in svariati romanzi, film, fumetti e cartoni animati. Ad esempio nel fumetto Batman i folli nemici del protagonista vengono incarcerati nel manicomio Arkham di Gotham City ed il nome Arkham è un'invenzione di Lovecraft. Molti autori contemporanei di narrativa horror e fantastica, come Stephen King, Bentley Little, Joe R. Lansdale, Neil Gaiman per citarne solo alcuni, hanno indicato Lovecraft come una delle loro fonti primarie di ispirazione.

    Lo stesso Lovecraft, tuttavia, era relativamente sconosciuto fra i suoi contemporanei. Anche se le sue opere vennero pubblicate su importanti riviste come Weird Tales, ben pochi conoscevano il suo nome, e nulla, all'epoca della sua morte, avrebbe potuto far presagire il notevole successo che avrebbero raggiunto i suoi lavori.[8]

    Inoltre, non mancarono giudizi critici molto sfavorevoli. Il celebre Edmund Wilson, che pure ammirava il saggio di Lovecraft Supernatural Horror in Literature[9], stroncò nel suo Tales of the Marvellous and the Ridiculous il romanzo breve L'ombra venuta dal tempo, commentando: "l'unico vero orrore in molte di queste storie è l'orrore del cattivo gusto e della cattiva arte".[11]

    Non di rado, le sue opere furono rifiutate: in particolare, il direttore di Weird Tales Wright respinse inizialmente racconti quali La maschera di Innsmouth e Il richiamo di Cthulhu. I rifiuti irritavano ed amareggiavano Lovecraft, che nel 1932 scrisse in una lettera a Talman [9]:
    « Sfortunatamente, non ho l'abilità di architettare ingegnose banalità che soddisfino le esigenze di curatori senza fantasia. »


    In particolare, l'insuccesso di Alle montagne della follia - scritto nel 1931 ma pubblicato solo nel 1936 e in forma rimaneggiata - fece considerare a Lovecraft (che era, per natura, alquanto critico nei confronti dei propri lavori) l'idea di abbandonare la professione di scrittore [9]:
    « Dopotutto, può darsi che il mio rapporto con la letteratura fantastica debba essere quello del lettore attento, dello spettatore, e non dello scrittore/creatore. Non porterò a termine altri racconti a meno che non siano migliori dei precedenti, e nel frattempo continuerò a sperimentare. »


    Lovecraft corrispose regolarmente con altri scrittori suoi contemporanei come Clark Ashton Smith e August Derleth, coi quali strinse una solida amicizia, anche se non li incontrò mai di persona. Questo gruppo di corrispondenti divenne noto come il “Circolo Lovecraft”, poiché tutti loro introdussero nella propria opera, con l'incoraggiamento e la benedizione dello stesso Lovecraft, elementi tratti dai racconti dell'autore di Providence: misteriosi manoscritti dai nomi inquietanti , pantheon di antichi dei alieni come Cthulhu e Azathoth e località fittizie come Arkham e il fiume Miskatonic. Si può affermare che proprio grazie agli sforzi del “Circolo Lovecraft” ed in particolare di August Derleth, il nome e l'opera di Lovecraft non sono stati dimenticati.

    Anche dopo la morte di Lovecraft, il "Circolo Lovecraft" continuò la sua opera. Augusth Derleth fu probabilmente il più prolifico tra questi autori, tuttavia il suo contributo è piuttosto controverso; mentre Lovecraft considerava il suo pantheon un semplice accorgimento narrativo, Derleth creò un'intera cosmologia, immaginando una guerra tra i “Grandi Antichi” e gli “Dei Esterni” ed associò tali dei ai tradizionali quattro elementi. Molti fan di Lovecraft hanno disapprovato questa interpretazione, [12] [13] che sembra contraddire quella dello stesso Lovecraft di un Universo senza ordine né finalità, con esseri non propriamente malvagi, ma sostanzialmente disinteressati al destino dell'umanità.

    L'opera di Lovecraft è stata divisa in tre categorie da alcuni critici. Anche se Lovecraft non fece mai riferimento a queste categorie scrisse ad una sua corrispondente[14]: "Ci sono i miei racconti à la Poe e i miei racconti à la Dunsany ma ahimè, dove sono i miei racconti à la Lovecraft'?"

    * Storie Macabre (approssimativamente 1905-1920)
    * Storie Oniriche (approssimativamente 1920-1927)
    * Ciclo di Cthulhu (approssimativamente 1925-1935)

    Qualche critico fa notare che ci sono ben poche differenze tra le storie oniriche e il Ciclo di Cthulhu, in entrambi infatti sono presenti il Necronomicon e gli stessi "dei". Tuttavia mentre le storie oniriche appartengono al genere fantasy, il Ciclo di Cthulhu è più propriamente appartenente alla fantascienza.

    La maggior parte delle opere di Lovecraft sono ispirate dai suoi incubi e forse il continuo e duraturo successo dei suoi racconti si deve proprio a questo collegamento diretto con i simboli dell'inconscio.
    L'opera di Edgar Allan Poe influenzò profondamente i primi racconti macabri di Lovecraft e il suo stesso stile, noto per le atmosfere inquietanti e le paure latenti che evoca.

    La scoperta da parte di Lovecraft delle opere di Lord Dunsany con la loro schiera di dei viventi in un mondo immaginario lo spinse a cimentarsi in racconti dal contenuto onirico. Un'altra fonte di ispirazione, totalmente diversa dalle precedenti, fu l'importante progresso scientifico che in quegli anni si registrava in campi come la biologia, l'astronomia, la geologia e la fisica, che contribuiva, nella sua visione, a far sentire la razza umana come insignificante e impotente, in balia di un universo meccanico e privo di ogni riferimento spirituale, dando un fondamentale contributo alle idee che più tardi verranno definite col termine cosmicismo e dando ulteriore forza al suo convinto ateismo[6].

    A causa del suo forte attaccamento alle proprie radici e per la necessità, nonostante la relativa giovinezza degli Stati Uniti come nazione, di inserire nella sua opera luoghi che dessero l'impressione di antichità, Lovecraft creò località fittizie all'interno della familiare cornice del New England. Probabilmente fu l'influenza di Arthur Machen, con i suoi efficaci racconti sulla sopravvivenza di un male antico in un'ambientazione moderna e realistica, e la sua convinzione che esistessero misteri nascosti sotto il velo della realtà, che fornì a Lovecraft l'ingrediente finale e diede origine alla parte più matura e originale della sua opera. Nacque così il Ciclo di Cthulhu, col suo pantheon di divinità extra-dimensionali la cui esistenza si può indovinare da antichissimi miti e leggende. Il termine "Miti di Cthulhu" venne coniato dallo scrittore August Derleth, corrispondente di Lovecraft, dopo la sua morte; l'autore di Providence definiva scherzosamente la sua mitologia artificiale "Yog-Sothothery"[15].


    Nei suoi racconti è presente uno dei più ricorrenti accorgimenti letterari dell'horror moderno: lo pseudobiblium Necronomicon, grimorio segreto scritto dall'arabo pazzo Abdul Alhazred. La forza e la popolarità dei Miti hanno portato ad illazioni riguardo ad una presunta ripresa da parte di Lovecraft di miti o credenze occulte preesistenti. Negli anni sono state pubblicate svariate false versioni del Necronomicon.

    La prosa di Lovecraft è piuttosto antiquata. Spesso impiega varianti ortografiche e termini superati, termini riferibili al lessico esoterico e tentativi di trascrivere il dialetto locale che sono stati però definiti inaccurati e accondiscendenti. Lovecraft inoltre fa largo uso dell'inglese britannico (lui stesso si definiva anglofilo). Molto frequente, nelle sue descrizioni, il ricorso ad aggettivi quali "orribile", "mostruoso", "blasfemo"; nella sua già citata stroncatura di L'ombra venuta dal tempo, Edmund Wilson osserva maliziosamente: "Di sicuro, una delle regole principali per scrivere un efficace racconto dell'orrore è non usare mai nessuna di queste parole -- specialmente se, alla fin fine, si finisce per descrivere un invisibile polipo fischiante." [16] Differente è l'opinione di Stephen King, ammiratore di Lovecraft - che definisce "geniale" quando deve rappresentare il macabro - il quale sostiene nel suo saggio On writing come il principale limite dell'autore di Providence fossero i dialoghi artificiosi che metteva in bocca ai suoi personaggi, e osserva come lo stesso Lovecraft ne fosse probabilmente consapevole, dato che, delle milioni di parole da lui scritte nelle sue opere, meno di cinquemila siano state quelle in forma di discorso diretto[17].

    Prolifico autore epistolare, Lovecraft scrisse centinaia di lettere anche se sul numero preciso non mancano ad oggi vivaci dibattiti. La stima di L. Sprague de Camp - circa centomila lettere - è forse quella più attendibile. Le lettere a volte sono datate duecento anni prima della data in cui vennero scritte, il che le avrebbe fatte risalire al periodo coloniale, prima della Rivoluzione Americana che offendeva l'anglofilia di Lovecraft. Lovecraft stesso spiegò questa bizzarria definendo il XVIII e il XX secolo come "i migliori": il primo un periodo di grande grazia e nobiltà, il secondo un secolo di grande progresso scientifico.



    image

    Conoscenza Proibita


    Nel Richiamo di Cthulhu (1926), Lovecraft scrive:
    « Penso che la cosa più misericordiosa al mondo sia l'incapacità della mente umana di mettere in relazione i suoi molti contenuti. Viviamo su una placida isola d'ignoranza in mezzo a neri mari d'infinito e non era previsto che ce ne spingessimo troppo lontano. Le scienze, che finora hanno proseguito ognuna per la sua strada, non ci hanno arrecato troppo danno: ma la ricomposizione del quadro d'insieme ci aprirà, un giorno, visioni così terrificanti della realtà e del posto che noi occupiamo in essa, che o impazziremo per la rivelazione o fuggiremo dalla luce mortale nella pace e nella sicurezza di una nuova età oscura. »


    I protagonisti dei racconti di Lovecraft tuttavia giungono sempre a ricomporre questo "quadro d'insieme", che definisce la trama degli stessi racconti.

    Quando si aprono queste "visioni terrificanti", la sanità mentale del protagonista-investigatore finisce spesso per essere distrutta. Coloro che incontrano le manifestazioni "viventi" dell'incomprensibile hanno una elevata probabilità di impazzire.

    I personaggi che tentano di utilizzare per i propri fini questa conoscenza finiscono quasi sempre per affrontare un triste destino. A volte la loro attività attira l'attenzione di esseri malevoli; altre volte, nello spirito di Frankenstein, vengono distrutti dai mostri che loro stessi hanno creato.


    Influenze non-umane sul genere umano

    Gli esseri dei miti lovecraftiani spesso hanno servitori umani (o quasi umani); Cthulhu, ad esempio, viene venerato, pur con nomi diversi, in culti diffusi presso gli eschimesi della Groenlandia e in Louisiana da seguaci della religione Voodoo ma anche in molte altre parti del mondo.

    Questi cultisti servono spesso a Lovecraft come accorgimenti narrativi. Molti degli esseri dei Miti sono troppo potenti per essere sconfitti da degli esseri umani, e la loro vista talmente terrificante da generare un'immediata pazzia. Poiché i suoi personaggi hanno a che fare con esseri di questo genere Lovecraft ha bisogno di fornire gli elementi per comprendere il racconto e creare tensione senza che la narrazione finisca prematuramente. I servitori umani consentono di rivelare informazioni sui loro "dei" anche se in forma edulcorata, e rendono anche possibile l'ottenimento da parte dei protagonisti di temporanee vittorie. Lovecraft, come i suoi contemporanei, considerava i "selvaggi" come più vicini alla Terra ma, nel suo caso, questo significava, per così dire, più vicini a Cthulhu.


    Colpe ataviche

    Un altro tema ricorrente nell'opera di Lovecraft è l'idea che i discendenti di una stirpe non possano sottrarsi alle conseguenze dei crimini commessi dai loro antenati, soprattutto nel caso in cui tali crimini siano atroci. I discendenti possono essere molto lontani sia nello spazio che nel tempo (e, alla prova dei fatti, anche nella colpa) dall'atto in sé, ma le conseguenze li colpiranno comunque (vedi ad esempio I Topi nel Muro, La Paura in agguato, Arthur Jermyn, L'Alchimista, La maschera di Innsmouth e Il Caso di Charles Dexter Ward). Un esempio di crimine che Lovecraft considera sufficientemente odioso da generare tali conseguenze è il cannibalismo (Un'Illustrazione e una vecchia casa, e, di nuovo, I Topi nel muro).


    Incapacità di sfuggire al destino

    Spesso nell'opera di Lovecraft il protagonista non ha controllo sulle sue stesse azioni, o trova impossibile cambiare il proprio destino. Molti dei suoi personaggi potrebbero sottrarsi al pericolo semplicemente fuggendo; tuttavia questa possibilità o non si presenta o è in qualche modo resa impossibile da qualche forza esterna, come nel Colore venuto dallo spazio. Spesso i personaggi sono soggetti all'influenza compulsiva di potenti esseri malevoli o indifferenti. Come nel tema dell'inevitabilità del destino determinato dalla stirpe, la fuga, ed eventualmente la morte, non garantiscono alcuna salvezza. (La Cosa sulla soglia, L'Estraneo, Il caso di Charles Dexter Ward, ed altri). In qualche caso questo destino si manifesta per l'intera umanità e nessuna fuga è possibile (L'Ombra venuta dal tempo).



     
    .
0 replies since 30/8/2008, 16:11   138 views
  Share  
.