La morte e le sue paure

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    La paura della morte si basa:
    1. Sul terrore del processo di separazione dell'anima dalla personalità terrena al momento della morte.
    2. Sul terrore dell'ignoto e dell'incomprensibile.
    3. Sul dubbio dell'immortalità.
    4. Sul dolore nel lasciare i propri cari, o nell'essere lasciati da essi.
    5. Su antiche reazioni a morti violente già sperimentate, profondamente annidate nel subcosciente.
    6. Sull'attaccamento alla vita della forma, con la quale la coscienza per così lungo tempo si è identificata.
    7. Sui vecchi ed erronei insegnamenti riguardanti il paradiso e l'inferno.

    Come conoscitore del soggetto della morte per esperienza, tanto dal punto di vista del mondo esterno, quanto da quello dell'espressione della vita interiore, vi dico: "Non vi è morte", vi è soltanto passaggio a una vita più piena, grazie alla liberazione dalle catene del veicolo terreno; il processo del distacco tanto temuto non esiste, eccettuato che nei casi di morte subitanea e anche allora si limita a un istante di sopraffacente senso di pericolo incombente e di distruzione: sensazione molto simile allo shock elettrico. Per gli esseri poco o per nulla evoluti, la morte è letteralmente sonno e oblìo, poiché la mente non è sufficientemente sveglia per reagire alle nuove esperienze e il serbatoio della memoria può dirsi effettivamente vuoto. Per le persone dabbene ma non spiritualmente deste, la morte è la continuazione del processo della vita, il proseguimento dei consueti interessi e tendenze. La loro coscienza e il senso di consapevolezza rimangono gli stessi, inalterati. Non si accorgono di una grande differenza da uno stato all'altro, né mancano loro amici e aiuti; spesso non sono nemmeno coscienti di essere passati attraverso l'episodio della morte. Per i malvagi, per gli egoisti e i crudeli, per coloro che vivono attaccati solo a tutto ciò che è materia nella vita, si determina quella condizione che si chiama attaccamento alla terra. I legami che hanno essi formato con la terra e le tendenze e i desideri, li forzano a rimanere in prossimità della terra e dei luoghi della loro ultima incarnazione. Essi cercano disperatamente e con ogni possibile mezzo di ritornare ad avere contatti con tutto ciò che è terreno. In qualche raro caso, un grande amore personale per coloro che sono rimasti sulla terra o il non aver adempiuto qualche dovere urgente, trattiene anche individui più avanzati ed evoluti in una condizione simile. Per l'aspirante, la morte è il ritrovarsi in quella sfera di servizio e di espressione alla quale egli era già bene abituato e che subito riconosce come non nuova poiché durante le ore di sonno era stata per lui campo di attivo servizio e di adempimento. Ora funziona in esso per tutte le ventiquattro ore (per usare termini del piano fisico) invece che per le poche ore di sonno terreno. Con il tempo, prima della fine del secolo, la morte finalmente sarà considerata come non esistente, nel senso in cui è ora ritenuta. La continuità di coscienza sarà così ampiamente sviluppata e un così gran numero di uomini di tipo elevato funzioneranno contemporaneamente nei due mondi, che i vecchi timori svaniranno; i rapporti fra il piano astrale e quello fisico saranno così fermamente stabiliti e così scientificamente governati che il lavoro dei medium che cadono in trance fortunatamente avrà fine. La comune e ordinaria medianità con trance e le materializzazioni che avvengono con guide (per lo più indiane) sono perversioni dei rapporti fra i due piani, al pari di qualsiasi altra perversione dei rapporti tra i due sessi. Non alludo con queste parole al lavoro di chiaroveggenti, per quanto difettoso esso sia, o all'impossessarsi di un corpo da parte di entità di alto calibro; parlo dei fenomeni di materializzazione, dell'ectoplasma, e del lavoro cieco e inintelligente fatto da degenerati Atlantidi e da anime strettamente legate alla terra e dalle solite guide, come ho già detto, per lo più indiane. Non vi è nulla da apprendere da tutto ciò, bensì molte cose da evitare e da tener lontane. Il regno della paura della morte è prossimo a finire, e ben presto entreremo in un periodo di conoscenza e di certezza che metterà in fuga ogni paura. Per eliminare la paura della morte, occorre elevare questo soggetto su di un piano più scientifico e insegnare agli uomini a morire scientificamente. Vi è una tecnica del morire come ve ne è una per il vivere, ignorata quasi del tutto in Occidente, in gran parte anche in Oriente, eccettuato in alcuni centri di Conoscitori.


    preso da: http://www.misterieleggende.com/la_vita_do...te/la_morte.php
     
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0 replies since 19/5/2008, 22:11   37 views
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