Il triangolo delle bermuda e Atlantide

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    Nell'Atlantico occidentale, a largo della costa della florida, c'è una zona di mare detta "Triangolo delle Bermuda". Questa è una delle zone più misteriose della Terra. Qui, più di cento aeroplani e navi sono svaniti nel nulla senza lasciare traccia. Non sono mai stati ritrovati né i corpi delle persone scomparse, né i relitti dei loro mezzi. Molti degli aeroplani sono svaniti all'improvviso, mentre erano in contatto radio con la terraferma, senza annunciare nessun pericolo evidente, mentre altri, prima di scomparire dal radar, hanno trasmesso via radio messaggi al limite dell'incredibile, dicendo che non riuscivano più a far funzionare i loro strumenti, che le bussole erano impazzite, che il cielo era diventato giallo e nebbioso, anche se fino a pochi secondi prima era stato limpido e che l'oceano non aveva più "un aspetto normale". Che fine hanno fatto quelle persone ed i loro aeroplani, o le loro navi? Si è sempre cercato di dare delle spiegazioni a tale fenomeno, ma ancora non si conosce la verità. Molti pensano che in un determinato punto dell'oceano ci possa essere un forte risucchio d'acqua, capace di trascinare le navi in profondità, ma ciò non spiegherebbe la sparizione degli aeromezzi. Allora si è pensato a uragani (anche quando non sarebbero dovuto esserci!), cicloni improvvisi in grado di trasportare oggetti anche molto pesanti per miglia, etc. Ma si è anche immaginato che tale fenomeno possa centrare qualcosa con la famosa civiltà perduta di Atlantide. Secondo la descrizione che ce ne fa Platone nel Timeo e nel Crizia, l'isola in questione, poteva essere situata più o meno in prossimità del Triangolo maledetto. Secondo il filosofo greco, la tale civiltà perduta era a conoscenza di una tecnologia molto avanzata che utilizzava come energia i poteri dei cristalli. Chissà, magari qualche loro potente marchingegno si trova tuttora in funzione nelle profondità oceaniche... e ogni tanto lancia un raggio in superficie, teletrasportando navi e aerei in altre dimensioni... chi lo può sapere? Alcuni pensano anche che in diversi punti della Terra possano esistere dei naturali varchi spazio-temporali, capaci di collegare tra di loro pianeti anche lontanissimi (un caso simile è quello del "Mare del Diavolo" tratto di mare che si estende dall'arcipelago giapponese fino alle isole Marianne). Anche questa ipotesi è ancora da verificare ed il mistero del Triangolo delle Bermuda, rimane un mistero.







    La clipeologia è una disciplina nata di recente, dedita allo studio di tutti quei reperti archeologici e di tutte quelle espressioni artistiche che possano farci sospettare la presenza, nel nostro passato, di esseri alieni intelligenti provenienti da altri mondi. Il termine deriva dalla parola latina clipeus, coniata per indicare lo scudo tondo usato dagli antichi Romani . Infatti, i nostri avi ci lasciarono molti scritti e testimonianze della presenza di strani clipea ardentes nel cielo, ovvero, di UFO ("Unidentified Flying Object", "oggetto volante non identificato" – OVNI, in italiano) .
    La clipeologia non è altro che un ramo ancora eretico dell'archeologia, non molto presa in considerazione dalla scienza “ufficiale”, perché ritenuta più una serie di fantasie che di fatti reali e dimostrabili. Il fatto che non si possano dimostrare i fatti clipeologici del passato è vero solo in parte, in quanto, non è detto che in futuro non si possano avere delle risposte alle molte domande imbarazzanti che affollano le menti degli studiosi. Non bisogna escludere a priori il fatto che possano essere accadute davvero tali cose, definite “fantasiose”. È doveroso ricercare, indagare, spingersi il più possibile nell’oscurità entro cui ancora giace parte del nostro essere. Che cos’erano quei dischi ardenti che i Romani vedevano sfrecciare nei loro cieli? Cosa vollero rappresentare alcuni artisti nelle loro opere? In molte di esse è possibile notare strani oggetti luccicanti nel cielo, oggetti fuori posto, anacronistici, definiti anche “OOParts”, ovvero, Out Of Place Artifacts (Oggetti fuori posto) . Probabilmente, gli UFO erano una realtà già allora e, in alcuni casi, questi non si limitarono a solcare silenziosamente i cieli del mondo antico. In molti casi vi dovettero essere dei contatti tra gli uomini dell’antichità e i loro “dèi”. Esseri superiori visti come divinità dalla gente di allora.
    Non dimentichiamo che una cosa simile avvenne nuovamente durante la Seconda Guerra Mondiale. Gli aborigeni australiani costruirono feticci in paglia a immagine e somiglianza dei loro dèi: le misteriose macchine volanti che solcavano i cieli dell’Australia di allora. Ovvero, semplici aerei militari di nazionalità statunitense. Era la prima volta che quegli indigeni vedevano simili cose e ne rimasero affascinati a tal punto da interpretare tali eventi come divini.
    Gli antropologi hanno studiato questo curioso episodio, coniando il concetto del “culto del cargo” , ovvero, il culto degli indigeni per i loro dèi del cielo. Un concetto che, volendo, potremmo applicare anche al passato della Terra, parlando di un culto del cargo preistorico. Già lo scrittore greco Evemero (340-260 a.C. circa) credeva che «gli eroi e i personaggi mitici altro non [erano] che uomini divinizzati dall’ammriazione dei popoli (…); tutta la mitologia è una trasposizione di eventi storici» . Molti elementi c’inducono a proseguire le nostre ricerche in questa direzione.

    Siamo nel XXI secolo, ma sono ancora molte le cose cui l’uomo non riesce a dare una spiegazione esauriente. Misteri insoluti che da sempre ci affascinano e ci spingono a pensare che forse, in tutto l’universo, possano esistere altre forme di vita intelligente. Perché, se parliamo di forme di vita elementari, non ci sono dubbi che ve ne siano. Ricordiamo la meteorite precipitata il 28 settembre del 1969 nei pressi di Murchison, in Australia. Il dottor Cyril Ponnamperuma, capo del reparto analisi della NASA trovò al suo interno venti tipi di aminoacidi presenti nelle cellule viventi del nostro pianeta, accanto a undici altri la cui struttura ci è sconosciuta . E, a quanto pare, anche su Marte vi sarebbero minuscoli batteri e altre forme di vita microscopiche.
    Qual è la prima cosa che pensate quando vi capita di vedere su qualche rivista illustrazioni raffiguranti le gigantesche piramidi d’Egitto o del centro America, i moai dell’Isola di Pasqua o le enigmatiche linee di Nazca?
    Non potete negarlo, è difficile trovare una soluzione ai molti enigmi del passato, ma non stupitevi più di tanto, perché anche gli scienziati sono spesso in disaccordo tra loro quando si tratta di dare soluzioni a questi misteri, e spesso si scoprono impossibilitati nel dare certezze.
    D'altronde, è difficile immaginare migliaia di Egizi che per tutta la loro vita non fanno altro che lavorare alla costruzione di piramidi e templi (e i loro figli dopo di loro, per centinaia d’anni!). Si è calcolato, ad esempio, che per costruire la Grande Piramide di Cheope occorsero otto milioni di operai e circa vent’anni di lavoro! Oppure, più operai in meno tempo . Secondo Erodoto, e la maggior parte degli studiosi contemporanei, ne occorsero molti meno, solo 100.000, a lavoro per vent’anni di tempo.
    Va bene, non c’era ancora la televisione, ma non vi sembra un po’ esagerato?

    Nella maggior parte dei casi, gli scienziati sono concordi nell’affermare che le piramidi possano essere state le magnifiche tombe dei faraoni, ma questa sembra piuttosto una soluzione di comodo. Perché, in effetti, non si sono mai trovate mummie all’interno delle piramidi. Vi erano solo i sarcofagi, ma vuoti! Allora perché vennero costruite? Ed è proprio sicuro che furono gli Egizi gli artefici di queste grandi opere? Oppure, potrebbe essere che questi le trovarono già in Egitto al loro arrivo? Nessuno ancora può dirlo con certezza.
    Tanto per fare un esempio, quando gli archeologi entrarono nella piramide di Djoser a Saqquara, trovarono il sarcofago intatto, con ancora il sigillo reale. Ma quando l’aprirono, speranzosi di trovare un grande tesoro, rimasero a bocca aperta: il sarcofago era vuoto! Come potremmo spiegare ciò? Probabilmente, le piramidi non erano le tombe dei faraoni, come ci hanno fatto credere da sempre gli egittologi. Il loro vero scopo rimane un mistero. Le mummie ci sono, ma si trovano soltanto nella valle dei re e in quella delle regine, vicino Tebe .

    L’Egitto, Angkor in Cambogia, Teotihuacan in Messico, Stonehenge, così come molti altri siti nel mondo, sono ancora avvolti nelle oscure trame del mistero. Non ci sono certezze, ma ognuno di noi è libero di formulare ipotesi.
    Per quanto mi riguarda, molti di questi misteri planetari potrebbero anche essere complementari; così, si spiegherebbero le affinità tra le piramidi d’Egitto, quelle precolombiane, quelle cinesi e quelle italiche (molti ancora non lo sanno, ma esisterebbero piramidi anche in Italia), o le affinità tra le diverse lingue, tradizioni, miti antichi dell’umanità, etc.
    Per fare qualche esempio: sia in Cina che a Palenque, un’antica città maya sita in centro America, vi era l’uso di seppellire il defunto con delle sfere di giada nelle mani e nella bocca . La giada era una pietra dura, che simboleggiava l’incorruttibilità, l’eternità, anche perché non poteva essere fusa come i metalli, e si pensa sia giunta nelle Americhe proprio dall’Asia; inoltre, ricordiamo che gli esami condotti sulla mummia egizia di Hanut Taui hanno rivelato la presenza di cocaina e nicotina, derivati del tabacco, originario delle Americhe . Iscrizioni fenicie sarebbero state rinvenute nel Nord America.
    L’arte buddhista ci presenta dèi seduti su tigri e altri grossi felini, così come accade presso i Maya, soprattutto a Palenque . Ritroviamo identiche sia in Asia sia nella Mezzaluna Fertile sia nelle Americhe le immagini del disco solare. Vi sono affinità tra l’arte cinese e quella dell’America nord-occidentale, come tra l’iconografia shang e alcuni simboli maya e aztechi. Ma come potremmo spiegare l’abisso temporale presente tra l’antichissima arte dei bronzi cinesi, la civiltà maya del IV secolo e quella azteca del XIV secolo d.C.? Troviamo piramidi identiche a quelle di Tikal nella metropoli abbandonata di Angkor Vat e su alcune isole dell’Indonesia. Sia gli Egizi, sia i Greci, il popolo di Zimbabwe, gli Hsing Nu, gli Assiri e le popolazioni della Mesoamerica inventarono la stele . Ebbero tutti la stessa intuizione! È possibile?
    Ma non sono di certo gli unici esempi.
    Tali dettagli, insignificanti per molti studiosi, rivelano una probabile interazione tra i diversi popoli del globo, fin dai tempi più remoti. Interazioni troppo spesso ignorate.

    Pensiamo al nostro passato: a ieri, a un mese fa, a dieci anni fa… incominciamo a ricordare a fatica. Prendiamo i nostri libri di storia e sfogliamoli partendo dall’ultima pagina, fino ad arrivare alla prima: cento anni fa, mille anni fa, tremila anni fa… Sumeri, Minoici ed Egizi. Il periodo che precede queste civiltà è detto preistoria. La differenza tra questa e la storia è che quest’ultima è stata scritta da studiosi che si sono basati su fonti scritte, epigrafi e tutta una serie di reperti archeologici. Più arduo è il compito di chi ricostruisce la preistoria, caratterizzata dalla scarsa presenza di fonti.

    In questo libro si tratterà proprio di questo periodo, cercando di mettere insieme i vari tasselli del mosaico della vita umana sulla Terra. Si prenderanno in esame i classici dell’antichità, da Omero a Platone (428/348 a.C.), da Tucidide a Virgilio, ma non solo. I miti della creazione dei popoli; i testi sacri, come la Bibbia e i Veda; le opere di autori moderni e contemporanei, cercando di far luce sui misteri che ancora avvolgono la nostra preistoria. Che cos’è l’essere umano? Perché è l’unica forma di vita ad avere un intelletto così sviluppato? Come nacque la vita sulla Terra? Gli dèi dell’antichità erano il frutto delle fantasie e delle speranze dell’umanità, oppure esseri reali, capaci di grandi cose?
    Mettendo insieme i tasselli del mosaico in nostro possesso riusciamo a vedere più in là dell’invisibile barriera che divide la storia dalla preistoria. Lentamente emergono dalle nebbie del passato i resti di un mondo dimenticato, di cui rimangono poche tracce. Scopo di questo libro è proprio quello di mettere insieme gli scarsi indizi in nostro possesso, sperando che la preistoria di ieri possa diventare la storia di domani.


    preso da: http://www.croponline.org/triangolobermuda.htm

    Edited by ° Angelus ° - 18/5/2008, 23:18
     
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  2. Dreamther
     
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    CITAZIONE (° Angelus ° @ 29/4/2008, 12:19)
    ma ciò non spiegherebbe la sparizione degli aeromezzi

    Le mie 2 ipotesi:

    1-nel punto in cui sono precipitati gli aereo-mezzi c'è un tratto in cui la gravità è talmente elevata da fargli precipitare (o.O impossibile)

    2-nel punto in cui sono precipitati gli aereo-mezzi si formano raramente dei vortici talmente ampi da formare dei buchi enormi che riescono a risucchiarli **

    **( allego questo link da tradurre xkè è in inglese http://deputy-dog.com/2007/09/09/7-amazing-holes/ ||||
    nella prima foto c'è uno degli holes o buchi più grandi al mondo ed infatti gli aereo-mezzi non possono volarci sopra ad una certa altezza per il pericolo di essere risucchiati).
     
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    uhm bo...potrebbero essere anke dei portali temporali usando un po di fantasia...
     
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  4. Dreamther
     
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    CITAZIONE (° Angelus ° @ 19/5/2008, 13:38)
    uhm bo...potrebbero essere anke dei portali temporali usando un po di fantasia...

    -___- La fantasia non ha limiti..

    Vorrei proprio vedere se qualcuno riesce a dare delle ipotesi + credibili (della mia 2* ipotesi) *-*...dai dai!!!






     
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    ecco una ricerkina

    Triangolo delle Bermuda
    Triangolo delle Bermuda Area geografica di circa 3.900.000 km², nota anche con i nomi di Triangolo maledetto e Limbo dei dispersi, compresa fra le Bermuda, Puerto Rico e Melbourne in Florida (dal 55°O all'85°O e dal 30°N al 40°N, nella quale sono inspiegabilmente scomparsi, dalla metà del XIX secolo, oltre cinquanta navi e venti aerei.

    Uno degli episodi più celebri fu la scomparsa del volo 19: cinque aerosiluranti statunitensi, dopo aver lasciato Fort Lauderdale (Florida) il 5 dicembre 1945 per una normale esercitazione, non fecero più ritorno, come pure l'idrovolante inviato per le ricerche. Altri racconti sul Triangolo delle Bermuda includono navi trovate abbandonate con il cibo ancora caldo nei piatti o aerei spariti senza aver lanciato alcun segnale di soccorso. L'assenza di relitti viene spesso citata come prova del mistero che circonda la regione.

    Varie sono state le ipotesi formulate per spiegare questi fenomeni, dai raggi mortali provenienti da Atlantide ai rapimenti da parte degli UFO. Secondo analisi meno fantasiose, il mancato ritrovamento di resti sarebbe da attribuire alle forti correnti e alla profondità marina. Inoltre, molti degli incidenti misteriosi si sarebbero in realtà verificati a oltre 1.000 km di distanza dalla zona del Triangolo. Con il miglioramento delle tecniche di immersione sarà forse possibile recuperare almeno in parte le navi scomparse, ma il mistero che avvolge il Triangolo delle Bermuda è tuttora radicato nell'immaginario collettivo.

    ...e ancora troviamo sul triangolo maledetto:

    la zona prende anche il nome di "Triangolo maledetto" a causa di un lungo elenco di incidenti inspiegabili che vi sono accaduti. I fatti sono molti ed iniziano da molto lontano, ma proseguono con un crescendo impressionante fino ai giorni nostri. Se per quanto riguarda le prime cronache possiamo imputare imprecisioni e distorsioni, altrettanto non possiamo dire per ultimi e più recenti incidenti che, secondo una stima approssimativa, hanno causato addirittura più di mille vittime solo negli anni che vanno dal 1945 al 1975, un numero che, occorre precisare, tiene conto anche degli aerei che a partire dalla seconda guerra mondiale erano precipitati in questa area con impressionante frequenza. Da tenere presente è anche il fatto che non si trattava di una zona ai confini del mondo ma anzi una zona che comprendeva una regione sub tropicale molto frequentata per la dolcezza del clima e la bellezza del paesaggio. Florida Bahamas, Caraibi sono infatti nomi favolosi che evocano spiagge dorate e piacevoli vacanze, che non hanno assolutamente nulla di tetro e desolante. Ma questo dato, in apparenza contrastante, sembra confermare in qualche modo che un fondo di verità deve esserci; inoltre, un altro particolare che rende diverse le disgrazie accadute in quest'area da quelle che avvengono in altre parti del mondo, è il fatto che di tutti gli incidenti non è rimasta traccia. Nessun relitto, nessun superstite. Aerei, navi persone, risultano ogni volta letteralmente sparite. Di loro si sapeva con esattezza il luogo di partenza e la destinazione prevista; si sapevano addirittura minuti particolari relativi al viaggio trasmessi per radio durante la navigazione. Poi più nulla. Interrotti i collegamenti più o meno bruscamente, iniziavano ricerche sistematiche nella presumibile zona dell'incidente, ma sempre senza risultato. Uomini e mezzi erano così scomparsi, volatilizzati nel nulla. Leggende e racconti paurosi sono sempre esistiti sin dall'antichità su tutti i mari sconosciuti, ma la maggior parte si sono sgretolate nel corso degli anni, mentre il mistero del triangolo delle Bermude resiste tuttora. Di seguito verranno ora riportati gli episodi più significativi.

    GLI EPISODI - Nel 1840 la Rosalie, una nave mercantile francese partita dall'Europa e diretta nei Caraibi venne ritrovata completamente deserta, mancavano infatti tutti gli uomini che si dovevano trovavano a bordo. Di vivo c'era solo un canarino nella sua gabbia. Ad aumentare il mistero c'era poi la circostanza che sulla Rosalie tutto appariva in perfetto ordine, sia sui ponti, sia sottocoperta, così come i locali dei passeggeri e tutto il carico nella stiva non erano stati manomessi.. A quel tempo gli atti di pirateria non erano certo infrequenti, ma sembrava strano che chi avesse assaltato la nave avesse rapito le persone senza impadronirsi della nave stessa e del carico. Anche le scialuppe erano al loro posto. Non si capiva perciò come la gente avesse potuto abbandonare lo scafo. Né il motivo per cui si sarebbe gettata in mare, come per un raptus collettivo.

    La Mary Celeste è forse il caso più conosciuto di una nave ritrovata deserta nell'oceano. Nel 1872 venne avvistata da un bastimento inglese che la abbordò mentre andava alla deriva e la prese come bottino, senza porsi molti interrogativi sulla stranezza di quell'incontro. Anche qui era tutto in ordine, non mancava nulla; viveri, acqua, effetti personali dell'equipaggio. Solo la cabina del capitano appariva chiusa da travi, come se questi avesse voluto barricarsi all'interno. Da dove fosse poi uscito era comunque difficile immaginare. La Mary Celeste portava un carico di alcool stivato in botti, e così si pensò alla possibilità di un incendio a bordo, poi subito rientrato per la caratteristica dell'alcool di estinguersi dopo una breve fiammata. Forse tutti si erano gettati in mare presi dal panico alla vista del fuoco e non erano poi più risusciti a raggiungere la nave che si era allontanata con le vele al vento. Ma sinceramente rimane una ipotesi poco convincente incapace di dare una spiegazione convincente della tragedia avvenuta.

    Sempre nella serie delle navi trovate abbandonate inspiegabilmente, c'è il racconto del 1881 del capitano della nave americana Ellen Austin. Viaggiando in pieno Atlantico del nord, in una regione che dovrebbe corrispondere al margine est del triangolo, la Ellen Austin incontrò un bastimento a due alberi chiaramente senza equipaggio. Anche questa volta era tutto in ordine, le vele erano ammainate ma perfettamente pronte per le manovre. Alcuni uomini della Ellen Austin vennero allora trasferiti a bordo per prenderne possesso e rimorchiarlo. Il viaggio in tandem era da poco iniziato quando le condizioni del mare peggiorarono, tanto che i cavi di rimorchio si ruppero e i due scafi si persero di vista. Solo alcuni giorni dopo l'Ellen Austin ritrovò il bastimento, che risultò però di nuovo deserto in quanto gli uomini trasbordati dalla Ellen Austin erano tutti scomparsi. Nessun segno fu trovato per far luce su quanto poteva essere accaduto. Per una seconda volta alcuni volontari salirono a bordo della goletta, evidentemente dietro le pressioni del capitano che voleva a tutti i costi impadronirsene attirato dal grosso guadagno. Ma anche questa volta le due navi non andarono molto lontano. Una seconda tempesta le divise e da allora né il secondo equipaggio né il bottino furono ritrovati.

    La nave da guerra Atlanta scomparve invece insieme a tutti i 300 uomini che erano a bordo, proprio in quello stesso periodo. La nave era inglese e tornava in Europa dopo una lunga crociera di addestramento. L'ammiragliato inglese organizzo una ricerca sistematica per lungo tempo, ma senza alcun esito. Forse fu quella la prima volta nella storia in cui furono condotte delle ricerche organizzate con parecchie navi che perlustrarono l'oceano secondo un piano preordinato senza però trarne alcun risultato.

    Anche la nave Cyclops scomparve misteriosamente nel marzo del 1918 mentre si trovava nel triangolo. C'erano a bordo più di 300 uomini, tutti della marina degli stati uniti. Si trattava di una nave da guerra e poiché si era in pieno conflitto mondiale, tra le ipotesi della scomparsa, varie prendevano in considerazione un possibile attacco di sommergibili tedeschi. Accurate indagini svolte dopo la fine della guerra portarono però a escludere questa eventualità. Anche la marina statunitense organizzò estese ricerche durate alcuni mesi, ma ogni tentativo fu inutile.

    Venendo a tempi più recenti, non possiamo non partire dalla San Paolo, una vecchia nave da guerra brasiliana che viaggiava al seguito di due grossi rimorchiatori con un piccolo equipaggio addetto alle manovre indispensabili del traino. L'episodio accade ai primi di ottobre del 1951. Anche qui le condizioni del tempo consigliarono uno dei rimorchiatori di sganciare le gomene per essere più libero nell'affrontare il mare. La mattina dopo , gli uomini del secondo rimorchiatore si accorsero che anche i loro cavi erano sganciati e che la san paolo era scomparsa. Avvertite per radio, navi americane e inglesi aiutate da numerosi aeri iniziarono le ricerche, senza trovare alcun relitto. La sparizione della San paolo era stata preceduta nel 1926 dalla perdita analoga della nave da carico Cottopaxy e nel 1931 dal mercantile Stavenger che trasmise per l'ultima volta la propria posizione mentre si trovava ad est del Grande Banco della Bahamas. Tutto sembrava procedere regolarmente. I resoconti di incidenti analoghi proseguivano puntualmente anche negli anni sessanta e settanta. Qualcosa di misterioso e comunque inspiegabile toccò nel 1963 alla Marine Sulphur Queen, un grosso cargo americano con quaranta uomini a bordo. La nave viaggiava all'uscita dal golfo del Messico quando un suo messaggio fu ricevuto per l'ultima volta. Considerando che essa doveva raggiungere un porto nella Virginia, si può arguire che avrebbe in seguito percorso lo stretto della florida, seguendo la corrente del Golfo in quanto è un passaggio obbligato per tutti i mezzi diretti a nord, per giunta largo appena una cinquantina di miglia. Difficile svanire in questa zona, sempre piena di traffico. Tuttavia la Marine non fu più vista, né raggiunse mai la Virginia. Per due settimane molti mezzi della guardia costiera americana perlustrarono il mare a nord di cuba e questa volta almeno un salvagente venne ripescato. Apparteneva alla nave scomparsa e ciò dette l'avvio ad una seconda fase di ricerche, che non portò tuttavia ad altri risultati. Nel 1966 fu la volta di un grosso rimorchiatore, il Southern Cities che trainava una chiatta si sessantacinque metri, carica di prodotti chimici e fertilizzanti. Alcuni giorni dopo che il rimorchiatore aveva m smesso di dare notizie, alcuni aerei della guardia costiera riuscirono ad individuare la chiatta che non recava segni di danni. Nessuna traccia invece del Southern Cities e dei suoi uomini. Anche Anita, una carboniera tedesca che tornava in Europa svanì nel 1973 con 34 uomini a bordo. Un caso eclatante fu quello dello Scorpion, uno dei sottomarini atomici americani, che scomparve nel 1968 mentre viaggiava dalle Azzorre diretto alla base in virginia. Il pensiero di novantanove uomini imprigionati nello scafo tra tenne desta per molti giorni l'attenzione di tutto il mondo. Questa volta però la perdita era troppo importante, almeno per la marina degli stati uniti, che impegnò una serie impressionante di mezzi per rintracciare il sommergibile. Motivi militari e di prestigio spingevano a farlo. Bisognava sapere ad ogni costo cosa era accaduto. Solo dopo molti mesi si diffuse la notizia che una nave appositamente attrezzata aveva individuato il relitto un migliaio di chilometri a sud ovest delle Azzorre. Ne avevano dato conferma anche varie foto scattate sul fondale di oltre tremila metri su cui giaceva ciò che poteva essere lo Scorpion. In questo caso dunque non si poteva parlare di sparizione, ma le cause della sciagura come l'esito delle successive ricerche rimasero sempre chiuse in un geloso riserbo. Da quanto emerso tuttavia, sembra che la perdita del sottomarino non sia avvenuta propriamente dentro i limiti del cosiddetto triangolo, nel quale invece si continuò a non trovare traccia di relitti, e nemmeno di quelli degli aerei che nel frattempo sparivano con preoccupante regolarità. In questo contesto nel 1945 si verificò il più inspiegabile degli incidenti, che coinvolse un'intera squadriglia di apparecchi dell'aviazione statunitense. L'episodio accadde esattamente il 5 dicembre durante una missione addestrativa. Cinque apparecchi da caccia Grumman presero i volo dalla base di Fort Lauderdale, una ventina di chilometri a nord di Miami. Questi dovevano andare a bersagliare un pontone situato sul basso fondale corallino che circonda il Grande Banco delle Bahamas. Avrebbero poi percorso una rotta a nord, prima di tornare alla loro base. Una missione semplice senza rischi, di assoluta routine, come molte altre che venivano fatte ogni giorno. Questa volta invece le cose presero una piega imprevista e drammatica. Poco più di un'ora dopo il decollo, quando già l'esercitazione di tiro era stata compiuta e i cinque aeroplani erano sulla via del ritorno, arrivò a Fort Lauderdale un messaggio allarmante. Il comandante comunicava alla base che non riusciva a determinare la propria posizione. Gli strumenti di bordo di tutti gli apparecchi sembravano impazziti. Anche la costa della florida, presumibilmente vicina, era scomparsa dalla vista. Venne mantenuto il collegamento radio e a terra fu presto chiaro che qualcosa di molto strano stava accadendo ai caccia in volo. Il capo squadriglia non riusciva a dare alcuna indicazione sulla propria posizione e lo stesso accadeva anche agli altri quattro apparecchi che viaggiavano alla cieca, esaurendo fatalmente il carburante. A un certo punto il contatto radio finì. Dagli ultimi messaggi si poteva supporre che la squadriglia fosse finita sopra il golfo del Messico, ma in questo caso non si riusciva a capire come i piloti non avessero visto la terra sottostante, mentre sorvolavano la Florida da est ad ovest, dato che le condizioni del tempo erano buone e la visibilità era perfetta. Decollarono quello stesso pomeriggio vari aerei di soccorso, tra cui un grosso idrovolante Martin Mariner, che iniziarono a perlustrare la zona senza tuttavia sapere dove indirizzare esattamente le loro ricerche. I cinque Grumman potevano essere finiti da qualsiasi parte e certamente male, perché l'autonomia del carburante e si era esaurita. Una grave disgrazia sembrava ormai certa, a meno che qualcuno dei piloti non fosse riuscito ad ammarare e a mettersi in salvo con un tipo speciale di zatterino di cui ogni aereo era dotato. Se non bastasse tutto questo, poco dopo la partenza dei primi soccorsi giunse a terra un altro messaggio in cui il comandante dell'idrovolante Martin Mariner annunciava di essere in difficoltà a causa dei venti molto forti incontrati in quota. Nessun'altra comunicazione giunse dal Martin Mariner anch'esso scomparso come gli altri. Alla sera glia aerei perduti erano sei. Mancavano dieci uomini della squadriglia più altri tredici membri che componevano l'equipaggio del bimotore di soccorso. All'alba del giorno dopo iniziò un'operazione di ricerca senza precedenti, con centinaia di aerei, navi, sottomarini e vedette della guardia costiera. Ma pur continuando per diverse settimane, questa gigantesca operazione aeronavale non dette il minimo risultato e così il mistero crebbe, insieme al numero delle congetture che venivano tentate per spiegare in qualche modo l'accaduto. Di razionale, di logico, di comprovabile non c'era nulla. E allora si entrò inevitabilmente nel mistero. Si parlò di astronavi e di extraterrestri che avrebbero avuto imprecisati interessi a interferire nell'attività delle navi ed aerei prelevandoli letteralmente dal nostro pianeta per portarli chissà dove. Si citava Einstein e si parlava di altre dimensioni per suggerire la credibilità queste ipotesi che indubbiamente esercitavano una forte influenza sul pubblico. Un anno e mozzo dopo, cioè nel luglio del 1947, un incidente analogo colpì un altro aereo militare. Si trattava di un C-54 che scomparve con sei uomini a bordo mentre era diretto a una base in florida. Sei mesi più tardi fu la volta di un quadrimotore passeggeri che scomparve nei pressi delle Bermude. Le ultime comunicazioni radio non segnalavano nulla di anormale, ma in seguito i contatti cessarono e l'apparecchio non giunse mai a destinazione. Un quadrimotore del tutto identico a questo andò perduto nel 1949 mentre viaggiava dalle Bermude verso la Giamaica. Apparteneva come il precedente ad una compagnia aerea inglese che insinuò l'idea di un sabotaggio organizzato. Non esisteva però alcuna prova in proposito e del resto non furono i soli aerei a sparire in quel periodo. Poco tempo prima era andato perduto un DC-3 noleggiato da un'agenzia di viaggi di Miami che recava a bordo una quarantina di persone. Questo incidente fu tanto più clamoroso, perché si seppe che nell'ultimo contatto radio il pilota aveva comunicato di essere ormai prossimo all'arrivo, anzi di intravedere già le luci della città. Naturalmente, tutte le ricerche effettuate, anche in questo caso risultarono inutili. Un aereo da trasporto scomparve con trentacinque persone nel 1952 mentre era diretto a Kingston e nell'ottobre del 1954 toccò ancora a un aereo della marina degli stati uniti. Era un Super Constellation partito da Patuxent River nel Maryland, in viaggio verso le Azzorre.



    MISTERI DELLA TERRA IL TRIANGOLO DELLE BERMUDA

    Nell' Atlantico Occidentale, al largo della costa sud orientale degli Stati Uniti, c' è una zona che forma quello che è stato definito un triangolo: esso si estende dalle Bermuda, a nord, fino alla Florida meridionale a ovest poi, passando fra le Bahama, va oltre Puerto Rico, a circa 40° di longitudine e risale di nuovo alle Bermuda. Nell' elenco mondiale dei misteri insoluti, quest' area occupa un posto conturbante e quasi incredibile.

    Generalmente menzionato come il Triangolo delle Bermuda, è il luogo dove più di 100 aeroplani e navi sono letteralmente svaniti nel nulla, in maggioranza dopo il 1945, e dove più di 1.000 vite sono andate perdute negli ultimi decenni, senza che un solo corpo o almeno un pezzo di rottame degli aeroplani o delle navi scomparse fosse ritrovato.


    Cominciamo col ricordare che le Bermuda costituiscono un arcipelago dell' Atlantico (di fronte alla Carolina) composto da oltre 350 isole, di cui solo venti abitate, scoperto nel 1510 dal navigatore Juan Bermùdez, dal quale presero il nome. Pur essendo in gran parte lussureggianti, con acqua potabile, frutta e cacciagione in abbondanza, non vennero mai particolarmente apprezzate. Cedute nel 1684 dalla "Bermuda Company" a Londra, non godettero già a queio tempi di buona fama: si parlava di demoni che ne avrebbero fatto la loro dimora. Più tardi divennero luoghi ideali per le colture orticole e floreali, poi invidiabili mete turistiche, ma le loro acque cominciarono a destare apprensione nel secolo scorso.

    Molti degli aeroplani in questione sono svaniti mentre si trovavano in contatto radio con la loro base o con il terminal a cui erano diretti fino al momento stesso della loro sparizione, mentre altri hanno trasmesso per radio i messaggi più straordinari, dicendo che gli strumenti di bordo avevano smesso di funzionare, che le bussole impazzivano, che il cielo era diventato giallo e nebbioso e che l' oceano non aveva un aspetto normale.

    Un gruppo di cinque aeroplani, una squadriglia di Avengers TBM della Marina, partito dalla stazione aeronavale di Fort Lauderdale il 5 dicembre 1945, scomparve dopo che il Comandante la squadriglia, il capitano Stivers aveva trasmesso questo messaggio: "Non sappiamo più dov' è l' ovest...è tutto così strano...l 'oceano non è più come dovrebbe essere...voliamo su acqua bianca...".Il fenomeno dell' "acqua bianca" venne già notato anche da Colombo ed è stato osservato persino dagli astronauti. Un idrovolante da ricognizione "Martin Mariner", attrezzato per missioni di soccorso, viene inviato nella zona in cui dovrebbero trovarsi gli Avengers. A bordo ci sono tredici uomini, tuti esperti in missioni di salvataggio. Trascorsa circa un' ora anche l' aereo, che non ha nè incrociato gli Avengers, nè avvistato relitti, interrompe il contatto radio. Viene rapidamente organizzata una minuziosa ricerca, vi partecipano una portaerei e decine di mezzi navali. Un' ampia porzione dell' Atlantico viene setacciata per alcune settimane, ma dei sei velivoli non viene ripescato neppure un piccolo relitto.


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    Una squadriglia di Avengers ed un idrovolante Martin Mariner uguali a quelli scomparsi nel Triangolo

    Nella seconda metà degli anni '40 le sparizioni si infittiscono. Il 30 giugno 1948 è la volta di un quadrimotore Avro "Tudor" della British South american Airways, in volo tra le Azzorre e le Bermuda. il 28 dicembre dello stesso anno tocca ad un Douglas DC3 della statunitense Airborne Transport Inc. proveniente da Puerto Rico. Il bimotore scompare all' improvviso quando è già in vista di Miami. Pochi giorni dopo è ancora un "Tudor" della citata B.S.A.A. a far perdere le proprie tracce., nuovamente lungo la rotta Bermuda-Giamaica. Negli anni seguenti altri velivoli, grandi e piccoli, militari e civili si sono volatilizzati all' interno del "Triangolo Maledetto".

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    Un Tudor uguale a quelli scomparsi

    Fin dalla colonizzazione del' America il "triangolo" ha goduto di cattiva fama per l' insolitamente alto numero di naufragi, anche se la prima sparizione "ufficiale" riportata dagli annali risale al 1840. protagonista è il veliero francese "Rosalie": venne ritrovato, alla deriva, senza alcuna traccia dell' intero persoonale di bordo. Il carico trasportato risultò invece assolutamente integro. nel 1880 è la fregata britannica "Atlanta". con un equipaggio di ben 290 componenti, a volatilizzarsi. All' inizio del XX secolo altri episodi inspiegabili: il brigantini tesco "Freya", ritrovato intatto ma senza nessuno a bordo, e la nave statunitense "USS Cyclops", scomparsa senza lasciare traccia assieme alle 309 persone che trasportava.

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    cargo inglese Cyclops

    Il "Triangolo Maledetto" ha mantenuto la sua nomea anche in tempi più recenti. Il 2 febbraio 1963 la nave "Marine Sulphur Queen" lascia il porto di Beaumont (Texas) diretta a Norfolk (Virginia). L' equipaggio è composto da 39 uomini. L' ultimo messaggio radio è del 3 febbraio, quando la nave si trova a sud della Florida. poi silenzio assoluto. Tre giorni dopo iniziano le ricerche, ovviamente senza esito. il 1° luglio dello stesso anno è la volta del peschereccio d'altura "Sno' Boy", battente bandiera USA. Lasciata Kingston (Giamaica), fa rotta in direzione di Northeast Cay, un isolotto lontano 80 miglia. Non se ne saprà più niente.


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    La Marine Sulphur Queen

    Qui di seguito un lunghissimo elenco di navi ed aerei scomparsi o ritrovati in condizioni misteriose; vi è indicata la rotta o l 'ultima posizione rilevata, ed il numero delle persone a bordo (se noto):

    1840 - ROSALIE (nave) ritrovata abbandonata in rotta tra la Francia e Cuba.
    1843 - U.S.S. GRANPUS (nave) scomparsa al largo di S. Augustin con 48 persone.
    1854 - BELLA (goletta) ritrovata abbandonata nei pressi delle Indie occidentali.
    1855 - JAMES B. CHESTER (nave) ritrovata abbandonata a sud ovest delle Azzorre.
    1872 - MARY CELESTE (brigantino) ritrovata a Nord delle Azzorre senza equipaggio (10 persone).
    1880 - H.M.S. Atalanta (nave scuola) scomparsa sulla rotta Bermuda- Inghilterra con 290 persone.
    1902 - FREYA (brigantino) ritrovato abbandonato sulla rotta Cuba-Cile.
    1908 - BALTIMORE (brigantino) scomparso ad est di Hampton Roads, Virginia con 9 persone.
    1908 - GEORGE F. VREELAND (goletta) scomparsa ad est di Hampton Roads, Virginia, 7 persone.
    1909 - GEORGE TAULANE (goletta) scomparsa ad est della costa della Georgia con 7 persone.
    1909 - SPRAY (barca) scomparsa sulla rotta Miami-Indie occidentali con 1 persona a bordo.
    1909 - MARTHA S. BEMENT (goletta) scomparsa ad est di Jacksonville, Florida con 7 persone.
    1909 - MAGGIE S. HART (goletta) scomparsa ad est di Jacksonville, Florida con 8 persone.
    1909 - AUBURN (goletta) scomparsa ad est di Jacksonville, Florida con 9 persone.
    1909 - ANNA R, BISHOP (goletta) scomparsa ad est di Jacksonville, Florida con 7 persone.
    1910 - U.S.S. NINA (piroscafo a vapore) scomparso a Sud di Savannah, Georgia.
    1910 - CHARLES W. PARKER (batt. a vapore) scomparso a est della costa del Jersey ,17 persone.
    1913 - GEORGE A. LAWRY (goletta) scomparsa ad est di Jacksonville, Florida con 6 persone.
    1914 - BENJAMINE F. POOLE (goletta) scomp. ad est di Wilmington, Carolina del Nord, 8 persone.
    1914 - FITZ J. BABSON (goletta) scomparsa ad est di Jacksonville, Florida con 7 persone.
    1915 - BERTHA L. BASKER (nave-cargo) scomparsa sulla rotta New York-St. Martin.
    1915 - SILVA (nave-cargo) scomparsa sulla rotta New York-Antille olandesi.
    1915 - MAUDE B. KRUM (goletta) scomparsa ad est di St. Andrews, Florida, con 7 persone.
    1916 - BROWN BROS. (brigantino) scomparso ad est di Savannah, Georgia con 12 persone.
    1917 - TIMANDRA (nave-cargo) scomparsa ad est di Norfolk, Virginia con 19 persone.
    1918 - U.S.S. CYCLOPS (nave-cargo) scomparsa sulla rotta Barbados-Norfolk con 309 persone.
    1919 - BAYARD HOPKINS (goletta) scomparsa ad est di Norfolk, Virginia con 6 persone.
    1920 - AMELIA ZEMAN (goletta) scomparsa ad est di Norfolk, virginia con 9 persone.
    1920 - HEWITT (nave-cargo) scomparsa sulla rotta New York-Europa.
    1921 - CARROL A. DEERING (nave) ritrovata abbandonata eccetto che per 2 gatti, a Capo Hatteras.
    1921 - BAGDAD (goletta) scomparsa al largo di Key West, Florida, con 8 persone
    1921 - MONTE S. MICHELE (piroscafo a vapore) scomparso sulla rotta New York-Europa.
    1921 - ESPERANZA DE LARRINAGA (piroscafo a vapore) scomparso sulla rotta New York-Europa.
    1921 - OTTAWA (nave cisterna) scomparsa sulla rotta New York-Europa.
    1921 - CABEDELLO (nave-cargo) scomparsa sulla rotta New York-Europa.
    1921 - STEINSUND (nave-cargo) scomparsa sulla rotta New York-Europa.
    1921 - FLORINO (nave-cargo) scomparsa sulla rotta New York-Europa.
    1921 - SWARTSKOG (nave-cargo) scomparsa sulla rotta New York-Europa.
    1921 - ALBYAN (brigantino) scomparso sulla rotta New York-Europa.
    1921 - YUTE (piroscafo a vapore) scomparso sulla rotta New York-Europa.
    1922 - SEDGWICK (goletta) scomparsa ad est di Charleston, Carolina del Sud con 6 persone.
    1922 - RAIFUKU MARU (nave-cargo) scomparsa ad est delle Bahamas.
    1925 - COTOPAXI (nave-cargo) scomparsa sulla rotta Charleston-L' Avana.
    1926 - PORTA NOCA (nave passeggeri) scomparsa tra l' Isola dei Pini e Grand Cayman.
    1926- SUDUFFCO (nave-cargo) scomparsa a sud di Port Newark con 29 persone.
    1931 - STAVANGER (nave-cargo) scomparsa a sud di Cat Island, Bahamas, con 43 persone.
    1931 - CURTIS ROBIN (aereo) scomparso al largo di Palm Beach, Florida con 2 persone.
    1932 - JOHN & MARY (goletta) ritrovata abbandonata 50 miglia a sud delle Bermuda.
    1935 - WRIGHT WHIRLWIND (aereo) scomparso sulla rotta L' Avana-Isola dei Pini con 3 persone.
    1938 - ANGLO AUSTRALIAN (nave-cargo) scomparsa a sud ovest delle Azzorre con 39 persone.
    1940 - GLORIA COLITE (goletta) ritrovata abbandonata 200 miglia a sud di Mobile, Alabama.
    1941 - PROTEUS (nave-cargo gemello della Cyclops) scomp. sulla rotta St.Thomas-Norfolk, Virginia
    1941 - NEREUS (nave-cargo gemello della Cyclops) scomp. sulla rotta St. Thomas-Norfolk, Virginia
    1941 - MAHUKONA (nave-cargo) scomparsa 600 miglia ad est di Jacksonville, Florida.
    1942 - PAULUS (nave passeggeri) scomparsa sulla rotta Indie occidentali-Halifax.
    1943 - MARTIN MARINER (nave) scomparsa 150 miglia a sud di Norfolk, Virginia, con 19 persone.
    1944 - RUBICON (nave-cargo) ritrovato abbandonata, eccetto che per un cane, al largo della Florida.
    1945 - B-25 (aereo) scomparso sulla rotta tra le Bermuda e le Azzorre, con 9 persone.
    1945 - PB-4YM (aereo) scomparso sulla rotta tra Miami e le Bahamas, con 15 persone.
    1945 - Cinque TBM AVENGERS (aerei) scomparsi 225 miglia nordest di Fort Lauderdale, 14 persone.
    1945 - MARTIN MARINER (idrovolante) scomp. 225 miglia nordest di Fort Lauderdale, 13 persone.
    1945 - VALMORE (goletta) scomparsa al largo della Carolina del Nord con 4 persone.
    1946 - CYTI BELLE (goletta) ritrovata abbandonata 300 miglia a sudest di Miami, Florida, 22 persone.
    1947 - Superfortezza C-54 (aereo) scomparso 100 miglia dalle Bermuda.
    1948 - STAR TIGER (aereo) scomparso a nord est delle Bermuda, con 31 persone.
    1948 - SAM KEY (nave) scomparsa a nord ovest delle Azzorre, con 43 persone.
    1948 - AL SNYDER (motoscafo) ritrovato abbandonato sulla rotta Sandy Key-Rabbit Key, 3 persone.
    1948 - WILD GOOSE (natante a rimorchio) scomparso nei pressi di Tongue of the ocean, 4 persone.
    1948 - DC-3 (aereo passeggeri) scomparso a 50 miglia da Miami, Florida, con 35 persone.
    1949 - STAR ARIEL (aereo gemello dello Star Tiger) scomp. tra Bermuda e Giamaica, 20 persone.
    1949 - DRIFTWOOD (peschereccio) scomparso tra Fort Lauderdale, Florida e Bimini, 5 persone.
    1950 - GLOBEMASTER (aereo) scomparso nel lato settentrionale del Triangolo.
    1950 - SANDRA (nave-cargo) scomparsa tra Puerto Cabello e Savannah, 15 persone.
    1951 - SAO PAULO (incroc. a rimorchio, 20.000 tonn.) scomp. a sudovest delle Azzorre, 8 persone.
    1952 - YORK TRANSPORT (aereo) scomparso a nord ovest delle Bermuda, 39 persone.
    1952 - PBY della Marina (aereo) scomparso ad est della Giamaica, con 8 persone.
    1954 - U.S. NAVY CONSTELLATION (aereo) scomparso a nord delle Bermuda, con 42 persone.
    1954 - SOUTHERN DISTRICTS (nave-cisterna) scomparsa al largo della Carolina, con 23 persone.
    1955 - HOME SWEET HOME (goletta) scomparsa sulla rotta Bermuda-Antigua con 7 persone.
    1955 - CONNEMARA IV (yacht) scomparso 400 miglia a sud ovest della Bermuda.
    1956 - B-25 (aereo) scomparso a sud est della Tongue of the Ocean con 3 persone.
    1956 - BOUNTY (goletta) scomparsa sulla rotta tra Miami e Bimini, con 4 persone.
    1956 - U.S. NAVY P5M (aereo) scomparso 300 miglia a sud delle Bermuda, con 10 persone.
    1958 - REVONOC (yacht) scomparso sulla rotta tra Key West e Miami, Florida, con 5 persone.
    1961 - CALLISTA III (nave) scomparsa sulla rotta tra le Bahamas e la Carolina del Nord, 5 persone.
    1962 - KB-50 (aereo militare) scomparso ad est di Langley Field, Virginia, con 8 persone.
    1962 - WINDFALL (goletta) scomparsa al largo delle Bermuda.
    1962 - EVANGELINE (goletta) scomparsa sulla rotta Miami-Bahamas.
    1963 - MARINE SULPHUR QUEEN (nave-cargo) scomparsa nello stretto della Florida, 39 persone.
    1963 - SNO' BOY (peschereccio) scomparso a sud est della Giamaica, con 40 persone.
    1963 - Due KC-135 (jet militari) scomparsi 300 miglia a sud ovest delle Bermuda, con 11 persone.
    1963 - C-132 CARGOMASTER (aereo) scomparso ad ovest delle Azzorre, con 10 persone.
    1965 - C-119 (aereo-cargo militare) scomp. nei pressi della Air Force Base Grand Turk, 10 persone.
    1965 - EL GATO (battello) scomparso sulla rotta tra Great Inagua e Grand Turk, con 1 persona.
    1966 - SOUTHERN CITIES (rimorchiatore) scomparso sulla rotta tra Texas e Messico, 6 persone.
    1966 - Piper CHEROKEE (aereo) scomparso sulla rotta tra Bimini e Miami, Florida, con 2 persone.
    1967 - CHASE YC-122 (aereo) scomp. sulla rotta tra Palm Beach, Florida-Grand Bahama, 4 persone.
    1967 - BEECHCRAFT BONANZA (aereo) scomparso al largo di Key Largo, con 4 persone.
    1967 - Bimotore BEECHCRAFT (aereo) scomparso sulla rotta Giamaica-Nassau, con 2 persone.
    1967 - WITCHCRAFT (motoscafo) scomparso ad 1 miglio da Miami, Florida, con 2 persone.
    1968 - ELIZABETH (nave-cargo) scomparsa nei pressi di Windward Passage.
    1968 - ITHACA ISLAND (nave-cargo) scomparsa sulla rotta Norfolk-inghilterra, con 29 persone.
    1969 - CESSNA 172 (aereo) scomparso vicino a Grand Turk, Bahamas, con 2 persone.
    1969 - TEIGNMAUTH ELECTRON (catamarano) scomparso 700 miglia ad ovest delle Azzorre.
    1969 - SOUTHERN CROSS (yacht) scomparso al largo di Capo May.
    1970 - MILTON IATRIDIS (nave-cargo) scomp. sulla rotta New Orleans-Africa occ., 30 persone.
    1971 - CARIBE (nave-cargo) scomparsa sulla rotta Colombia-Rep- Dominicana, con 28 persone.
    1971 - LUCKY EDUR (peschereccio) ritrovato abbandonato al largo del Jersey, 10 persone.
    1973 - ANITA (nave-cargo) scomparsa ad est di Norfolk, Virginia, con 32 persone.
    1973 - DEFIANCE (yacht) ritrovato abbandonato e perso nuovamente a nord di S. Domingo, 4 pers.
    1973 - NAVION 16 (aereo) scomparso sulla rotta tra Freeport e West Palm Beach, Florida, 2 persone.
    1973 - BEECHCRAFT BONANZA (aereo) scomp. sulla rotta tra Fort Lauderdale e Gret Abaco, 4 pers.
    1973 - MARTIN MARINER PBM (aereo) scomp. 150 miglia a sud di Norfolk, Virginia, con 19 persone.
    1974 - SABA BANK (yacht) scomparso sulla rotta Nassau- Miami, Florida , con 4 persone.
    1974 - CHEROKEE SIX (aereo) scomp. sulla rotta West Palm Beach, Florida-Bahamas, 6 persone.
    1974 - DUTCH TREAT (yacht) scomparso sulla rotta Cat Cay-Miami, Florida.
    1975 - LOCKEED LODESTAR (aereo) scomp. sulla rotta Grand Cayman- Fort Lauderdale, 4 pers.
    1975 - DAWN (battello) scomparso ad est di Florida Keys, con 3 persone.
    1975 - MAGNUM (fuoribordo) ritr. abbandonato con mot. acceso 20 miglia est West End, Bahamas.
    1975 - MERIDIAN (battello a vela) scomparso sulla rotta Bermuda-Norfolk, Virginia, con 5 persone.
    1975 - Bimotore BEECHCRAFT (aereo) scomparso ad ovest di Great inagua, Bahamas, 3 persone.
    1975 - BOUNDLESS (rimorchiatore) scomparso sulla rotta Miami, Florida-San Juan, con 5 persone.
    1975 - SPEED ARTIST (natante) scomparso sulla rotta Barbados-Guadalupe, con 5 persone.
    1975 - IMBROSS (nave-cisterna) scomparsa al largo della Florida in rotta verso il Canada, 22 pers.
    1975 - DROSIA (nave-cargo) scomparsa al largo di Cape Hatteras.
    1976 - HIGH FLIGHT (veliero) scomparso sulla rotta Miami, Florida-Bimini.

    Le cause di tutte queste misteriose sparizioni sono ancora ignote, anche se sono state formulate molte teorie, più o meno azzardate: chi sostiene che in quella zona vi siano i resti di un' antica civiltà; una civiltà sommersa da circa 12000 anni. Atlantide. E che i resti di misteriosi apparecchi generanti campi elettromagnetici costruiti da questa leggendaria civiltà siano ancora attivi, disturbando gli strumenti di bordo di navi ed aerei che si trovino a passare in quella zona.

    Questo però non spiega completamente le sparizioni. In parte potrebbero essere dovute ad incidenti provocati dagli strumenti di bordo "impazziti", ma sicuramente non tutti. Alcuni studiosi sovietici hanno formulato l' ipotesi che questi campi elettromagnetici modificano il campo magnetico del nostro pianeta ed in determinate condizioni possono provocare spostamenti di navi ed aerei in altri punti del "continuum" spazio-temporale. In parole semplici, le imbarcazioni ed i velivoli spariti sarebbero stati "inghiottiti" da un' altra dimensione, in cui continuerebbero ad esistere.

    In verità, qualcosa è stato ritrovato al largo di Paradise Point, la punta occidentale dell' isola di Bimini. Il professor J. Manson Valentine, zoologo ed archeologo dell' Istituto Oceanografico della stessa Bimini, in collaborazione con altri studiosi e con sommozzatori scientificamente preparati (tra cui Jacques Mayol) ha rinvenuto a 6 metri di profondità rovine risalenti ad almeno 8-10.000 anni fa. Blocchi di pietra indubbiamente lavorati dall' uomo, che avrebbero potuto far parte di strade ed edifici e che non è apparentemente assurdo collegare con il leggendario "continente sommerso".

    C'è poi chi propende per la teoria degli UFO, come quel personaggio dei servizi costieri degli Stati Uniti, che dichiarò al giornalista italiano Stelvio Tomei di credere all'esistenza di una base extraterrestre nelle profondità oceaniche, e che questi esseri venuti da altri pianeti vivano in un villaggio sottomarino, e facciano scomparire uomini e mezzi terrestri per le loro ricerche (Gazzetta del Popolo, Torino, 2 febbraio 1975).

    Altre ipotesi, ma meno azzardate, sono che queste sparizioni, o ritrovamenti di navi senza persone a bordo siano opera di pirati, anche se a volte le navi ritrovate non erano state depredate del carico o degli oggetti di valore ed a bordo non vi erano tracce di colluttazioni o azioni violente. Anche fosse, questa ipotesi non è valida per gli aeroplani, poichè se tutte le sparizioni fossero imputabili ad incidente aereo, quella del triangolo sarebbe effettivamente una zona "maledetta"!

    C'è invece chi sostiene che la causa di tutte queste sparizioni sia da ricercarsi nelle correnti marine che creerebbero vortici giganteschi che risucchierebbero in fondo al mare sia piccole imbarcazioni che grandi navi, e nei cicloni che sviluppatisi all' improvviso farebbero precipitare gli aeroplani.

    Ma queste ipotesi sembrano raccogliere meno consensi.

    Il mistero rimane.

    Nel 1840 la Rosalie, una nave mercantile francese partita dall'Europa e diretta nei Caraibi venne ritrovata completamente deserta, mancavano infatti tutti gli uomini che si dovevano trovavano a bordo. Di vivo c'era solo un canarino nella sua gabbia. Ad aumentare il mistero c'era poi la circostanza che sulla Rosalie tutto appariva in perfetto ordine, sia sui ponti, sia sottocoperta, così come i locali dei passeggeri e tutto il carico nella stiva non erano stati manomessi.. A quel tempo gli atti di pirateria non erano certo infrequenti, ma sembrava strano che chi avesse assaltato la nave avesse rapito le persone senza impadronirsi della nave stessa e del carico. Anche le scialuppe erano al loro posto. Non si capiva perciò come la gente avesse potuto abbandonare lo scafo. Né il motivo per cui si sarebbe gettata in mare, come per un raptus collettivo


    La goletta Carroll A. Deering fu ritrovata incagliata nelle Diamond Shoals nel gennaio 1921 con tutte le vele issate. Due gatti erano le uniche creature viventi restate a bordo. La cosa più strana fu che un pasto completo stava ancora sui fornelli, in attesa di un equipaggio che non lo assaggiò mai. Lo stesso anno una dozzina di altre navi scomparvero nella medesima zona.


    preso da:http://www.new-dimension-software.com/temp/bermuda.php
     
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    IL TRIANGOLO DELLE BERMUDE - LE IPOTESI

    Che dire di queste cronache? Una considerazione preliminare riguarda la percentuale statistica degli incidenti rispetto al traffico presunto o calcolato nella zona. Libri e articoli affermano che questa percentuale è assolutamente sproporzionata secondo le stime che sono state fatte. Ma esaminiamo ora il ventaglio di ipotesi fatte per giungere alle possibili cause delle sciagure.
    Una prima ipotesi è quella del sabotaggio commerciale, che però non trova una sua logicità in quanto gli aerei e le navi scomparse appartenevano a varie compagnie di diverse nazioni. Inoltre, a quanto è dato sapere, uomini e merci trasportate non avevano una importanza particolare sotto un profilo strategico o propagandistico. Nessuna nave inaugurava nuove rotte commerciali in grado di ledere gli interessi finanziari o d'altro genere. Nel caso del rimorchiatore Southern Cities, il carico trasportato dalla grande chiatta venne ritrovato intatto e lo stesso successe riguardo ad altre navi abbandonate. Gli aerei precipitati risultano quasi sempre vecchi apparecchi di linea se non addirittura residuati di guerra poi trasformati per uso commerciale. Tra loro non c'era nessun prototipo sensazionale. Un’altra ipotesi, quella più spontanea ed evidente, riguarda l'errore umano. Alcune sciagure possono essere imputate a un simile fattore, specie riguardo agli aerei. Lo sbaglio del pilota nella lettura degli strumenti o nel concorso di cattive condizioni meteorologiche, nebbia e turbolenza atmosferica. Anche un malore improvviso poteva in qualche caso essere fatale. C'è da tenere presente tuttavia che i grossi aeroplani di linea come i quadrimotori militari, prevedevano a bordo un comandante e un secondo pilota in grado di intervenire eventualmente, oltre a tutta una serie di strumenti di controllo ausiliari che facilitavano e automatizzavano tutte le operazioni di guida. Nessun aereo era andato a cozzare contro montagne, peraltro inesistenti, per una cattiva lettura dell'altimetro. L'ipotesi dell'errore umano cade poi completamente se applicata al caso della squadriglia dei caccia Grumman. Un aereo avrebbe potuto staccarsi dalla formazione e trovarsi di colpo in difficoltà, ma la scomparsa di tutti e cinque restava assolutamente inspiegabile sotto questa luce. Era impossibile pensare che tutti i piloti avessero sbagliato o si fossero sentiti male contemporaneamente, così come è impossibile ipotizzare un errore del caposquadriglia che avrebbe trascinato i compagni in un disastro fatale, facendoli scendere in picchiata sulla superficie dell'oceano. Infatti il disastro non era stato improvviso in quanto la dinamica della disgrazia presenta una lunga serie di contatti radio prima del silenzio finale. I messaggi pervenuti alla base di Fort Lauderdale erano confusi e contraddittori ma non indicavano che qualcuno si sentisse male fisicamente.
    Nell'incidente che aveva coinvolto nel 1963 i due aerei cisterna americani si poteva supporre forse che l'errore dei piloti avesse causato uno scontro nel cielo, a grande e altezza che avesse poi polverizzato letteralmente gli aeroplani rendendone impossibile il ritrovamento. Questo invece fu invece uno dei pochi casi in cui vari rottami, per quanto non ben identificati, vennero travati, ma ad oltre duecento chilometri di distanza, e ciò urta l'ipotesi di uno scontro.
    Riguardo alle navi scomparse, il fattore umano acquistava una importanza meno determinante. Si poteva certo pensare ad errori di manovra. Durante una tempesta, un colpo di barra inopinato poteva portare uno scafo a traversarsi, imbarcare acqua e quindi affondare, ma per navi da dieci e ventimila tonnellate, ciò era praticamente insostenibile. Un errore di rotta avrebbe eventualmente portato un bastimento ad arenarsi su un basso fondale o a spezzarsi contro una scogliera, ma qui in seguito sarebbe stato facilmente individuato.
    Una seconda probabilità riguarda i guasti meccanici, che certamente erano possibili. Si va dal blocco dei motori aerei da scippo scoppio delle caldaie di alcune navi. Ma imputare tutte le scomparse a ciò, non è sostenibile e comunque non spiegherebbe la totale mancanza di relitti. Per i due incidenti aerei citati, valgono poi le stesse considerazioni già fatte. Il guasto avrebbe dovuto riguardare tutti i motori della squadriglia. Tutti i libri e gli articoli che si sono occupati dell’argomento concordano nel riferire che i piloti del Grumman non sapevano riconoscere la loro posizione, sembrava che le bussole fossero impazzite. Questo fatto lasciava aperta la possibilità di un fattore esterno che influenzasse gli strumenti. Venivano supposte anomalie magnetiche proprie di quella zona, capaci di modificare se non annullare il funzionamento degli apparati di bordo.
    Vari articoli di autorevoli esperti confermano effettivamente l'esistenza di queste anomalie. Ma a che cosa sono dovute?. Solo dopo l'ultima guerra mondiale gli studi sul magnetismo terrestre compirono reali progressi, soprattutto ad opera di scienziati americani e inglesi che si sono trovati a disposizione strumenti perfezionati sotto la spinta delle necessità belliche. Ma allora in questo campo si sapeva ben poco. Negli anni cinquanta, studiosi della Scripps Institution of Oceanography scoprirono che su molti fondali prospicienti variazioni dell'intensità magnetica, la cui natura e struttura però non erano molto conosciute. Si sapeva che materiali magnetizzabili perdono ogni traccia del loro magnetismo se portati a grande temperatura. Una volta raffreddati però, assumono permanentemente le caratteristiche del campo magnetico in cui si trovano. Molte delle rocce presenti in questa zona rivelavano un comportamento magnetico inspiegabile. Studi successivi del professor Vine dell’università di Cambridge avevano portato a clamorose conclusioni . Ricerche magnetometriche in ampi tratti dell’oceano avevano poi rilevato differenze positive e negative rispetto al campo magnetico terrestre normalmente rilevabile. Presto fu evidente che questo aveva invertito più volte nel corso delle ere geologiche la propria polarità.. Altri studi sul campo magnetico sul mare furono condotti dagli scienziati del Lamont Geological Observatory. I risultati ottenuti consentirono di chiarire da un punto di vista geofisico la storia e la dinamica dei fondi oceanici, nonché correlare queste prove con la teoria della deriva dei continenti. Ma questi risultati, importanti per la conoscenza della geofisica, dello studio dei terremoti e dei vulcani sembravano non avere nessun legame con gli incidenti del Triangolo maledetto. La misura di queste anomalie era appena rilevabile con strumenti sofisticati. Le indagini in proposito fecero progressi solo nel dopoguerra, quando appunto la tecnica aveva consentito di affinare i metodi di indagine e così chi voleva ipotizzare la presenza di corpi estranei alla normale morfologia terrestre, in grado di alterare enormemente la misura del campo magnetico con conseguenti effetti nocivi su cose e persone doveva arrendersi di fronte all’evidenza. Queste fonti abnormi sarebbero state subito localizzate da un’imponente rete di controlli scientifici che ogni giorno vengono effettuati per diverse ragioni ma con precisi programmi. C’era poi da considerare che ogni giorno centinaia di navi e aerei transitavano nella zona senza avvertire conseguenze su bussole e strumenti. Ben presto si scoprì che anomalie magnetiche dello stesso tipo ed intensità erano presenti in tutti i mari del mondo, lungo le dorsali oceaniche dell’atlantico e del Pacifico e questo lascia ben poco spazio alle fantasie. Dunque tutte queste informazioni abbastanza elementari sono già sufficienti per ridimensionare l’arcano che si celerebbe nel triangolo delle Maledetto, sotto forma di fenomeni magnetici capaci di provocare interferenze così clamorose. Se qualcosa di strano avviene in quella zona, le cause devono essere dunque ricercate altrove.
    I tifoni per esempio, sicuramente frequenti da queste parti, possono aver avuto la loro parte nelle disgrazie. Questi disastri naturali che devastano il mare e si abbattono sulle coste con enorme violenza hanno una origine meteorologica che appunto li localizza in quella regione con maggior frequenza che altrove. La loro azione distruttiva è spaventosa. Molti aerei e navi potrebbero essersi perduti per questo motivo. Tuttavia le cronache degli incidenti avvenuti sono spesso concordi nel precisare che al momento delle varie sciagure le condizioni meteorologiche erano normali, se non addirittura buone.
    Abbastanza vicina è l’ipotesi di naufragi avvenuti per improvvise onde di sessa di dimensioni colossali che avrebbero travolto e spazzato le imbarcazioni incontrate sul loro cammino. Le onde di sessa sono provocavate da frane sottomarine dovute a piccoli terremoti di assestamento. Infatti nei fondali degli oceani vi troviamo vallate, corrugamenti, altopiani, vere e proprie montagne, isolate o unite in catene. Morfologicamente la loro instabilità è molto superiore a quella che si riscontra in terraferma. Spesso le correnti, eruzioni vulcaniche, e grosse frane di altro genere, spostano grandi masse di materiale che muovendosi improvvisamente causano moti ondosi abnormi e molto pericolosi, chiamati appunto onde di sessa. Queste possono così prodursi anche in mare calmo e in assenza di altre perturbazioni atmosferiche. Sono quindi abbastanza imprevedibili. Una volta formate le onde possono raggiungere altezze molto maggiori a quelle del peggior mare in tempesta. Sono vere e proprie montagne d’acqua che avanzano travolgendo ogni cosa che incontrano, prima di spegnersi lentamente secondo le leggi dell’inerzia. Questa insidia esiste sicuramente e potrebbe aver causato qualcuna delle disgrazie rimaste inspiegabili. In questa ipotesi però sembra strano che i naufragi si siano verificati nei punti approssimativamente segnalati come lo stretto di Florida (rotta della Marine Sulphur Queen) o nell’area dell’arcipelago delle Bahamas. In questo caso gli effetti delle eventuali onde di sessa dovevano essere avvertiti anche in prossimità delle coste interessate, ma ciò non è mai avvenuto. Siamo dunque ancora di fronte ad elementi contraddittori che restringono l’eventualità di una causa di questo tipo. Lo stesso ragionamento vale per i maremoti. I movimenti di assestamento che li provocano hanno una portata più ampia e non sfuggirebbero al pennino dei sismografi, oltre al fatto evidente che le loro conseguenze coinvolgerebbero molte popolazioni rivierasche.
    Vari giornalisti e scrittori che si sono occupati delle sciagure accadute nel triangolo hanno rilevato come queste siano divenute particolarmente frequenti a partire dal 1945, vale a dire nell’immediato dopoguerra. Si è pensato allora alla possibilità di azioni di sabotaggio o terrorismo da parte di alcuni nuclei di combattimento che non avessero accettato l’esito del conflitto, e avessero continuato a condurre una lotta personale per quanto folle e senza speranza. Ma qui si dovrebbe poi ipotizzare la presenza di sottomarini e di navi da combattimento nella zona, e ciò è sinceramente improponibile.
    In conclusione nessuna delle ipotesi prese in esame è capace di spiegare, in qualche modo, un numero sufficiente di disgrazie. Anche pensando ogni volta ad un insieme di varie concause, che allargherebbe il numero degli incidenti naturalmente possibili, ne rimarrebbero comunque molti senza una logica spiegazione.





    IL TRIANGOLO DELLE BERMUDE - L' IPOTESI ATLANTIDE

    Edgar Cayce è stato una figura mitica nel complesso panorama dell’occulto e del paranormale che ha sempre interessato gli americani specialmente negli anni confusi del primo novecento.
    Oltre che medium e guaritore, Cyce era anche un veggente ascoltato e famoso. Le sue previsioni avvenivano durante uno stato di trance in cui riusciva a cadere volontariamente nel giro di pochi minuti. Spesso, quando si risvegliava, poteva osservare l’espressione attonita dei presenti che avevano appena ascoltato l’annuncio di guerre e catastrofi a breve scadenza. Una sua biografica ne parla come un uomo timorato di Dio e teso al bene del prossimo.
    Nonostante varie vicissitudini personali (arrestato un paio di volte per debiti e per aver esercitato per le strade l’arte dell’indovino) Cayce era riuscito con gli anni ad avere attorno a se un gran numero di seguaci che credevano ciecamente ai suoi poteri e alle sue visioni esoteriche. Si era costituita anche una vera organizzazione che propagava ne paese le sue opere e il suo pensiero. Sembra che Cayce non abbia tratto personalmente dei guadagni e certo fu vittima di persone interessate che specularono sulla sua notorietà. Ben presto si aprirono negli Stati Uniti centinaia di circoli intitolati a suo nome e la "Fondazione Cayce" riuscì perfino ad aprire una università per approfondire gli studi metapsichici ed un ospedale dove applicare terapie paranormali. Proprio negli anni della sua vita, egli dichiarò di ripetutamente che a partire dagli anni cinquanta sarebbero state individuate nella regione dei Caraibi e delle Bahamas alcune rovine sommerse, un tempo appartenute a un continente scomparso: proprio quell’Atlantide favolosa di cui parlava la leggenda. Oltre a ciò Cayce si era anche dilungato a descrivere lo sviluppo raggiunto da quella civiltà, le conoscenze tecniche che avevano preceduto di migliaia di anni scoperte scientifiche.





    IL TRIANGOLO DELLE BERMUDE - I SOPRAVVISUTI



    DICK STERN - Nel suo libro Invisible Horizons, Vincent Gaddis, riferisce di aver ricevuto una lettera da un ex aviatore, un certo Dick Stern, con informazioni pertinenti e sbalorditive. Stern scrisse che verso la fine del 1944 aveva fatto parte di una squadriglia destinata all'Italia. La squadriglia consisteva di un gruppo di sette bombardieri. A circa 480 Km oltre le Bermuda, il suo aeroplano era stato travolto da un turbine inaspettato e violento, che lo ha costretto a ritornare negli Stati Uniti. Quando il fenomeno si era manifestato, il tempo era limpido e le stelle erano visibili, ma il turbine aveva rovesciato l'aeroplano e l'aveva fatto impennare così violentemente, che l'equipaggio era stato sbalzato contro il soffitto. A causa del turbine, l'aeroplano aveva perso quota a tal punto che stava per precipitare in mare. Quando il suo apparecchio era rientrato alla base, Stern apprese che su un'altra squadriglia di sette aeroplani, soltanto uno era rientrato; che non c'erano stati contatti radio con i veivoli dispersi, ne ritrovati poi rottami o sopravvissuti. Questo incidente, capitato un anno prima della sventura della Squadriglia 19, sempre nel mese di dicembre, non fu considerato una perdita strana, perché avvenuta in tempo di guerra, e non ricevette alcuna pubblicità. Qualche anno dopo la fine del conflitto, Stern e sua moglie si trovavano in volo da Bermuda a Nassau, di giorno, su un Bristol Britannia, quando accadde un incidente abbastanza simile al primo All'improvviso, l'aeroplano si era abbassato di quota senza alcun avvertimento, e il cibo che i passeggerei stavano mangiando venne scaraventato sul soffitto. Questo fenomeno può essere spiegato come un esempio di turbolenza d'aria chiara (CAT), che se intensa e prolungata, può distruggere un aeroplano e disperderlo in mare. In ogni caso Dick Stern ebbe l'avventura di imbattersi due volte nella stessa forza misteriosa, quasi nello stesso punto del Triangolo, e visse per raccontare le sue esperienze.

    JOE TALLEY - Joe Talley, capitano di una barca da pesca, la Wild Goose, sperimentò invece una diversa maniera (sebbene non mortale, almeno nel suo caso) di scomparire nell'arca del Triangolo. Questo incidente non riguarda un aeroplano, ma il suo stesso peschereccio, rimorchiato da un'altra imbarcazione. Il caso gli capitò sulla Tongue of the Ocean, un punto profondissimo compreso nel gruppo delle Bahama, che però non fa parte dei Bahama Banks (Banchi delle Bahama), in quanto la sua arca relativamente ristretta ha una profondità di migliaia di metri; un ripidissimo scoscendimento a est dell'Isola di Andros, e un punto dove sono avvenute molte sparizioni. La barca da pesca per pescecani del capitano Talley, lunga venti metri, doveva essere rimorchiata a sud, sulla Tongue of the Ocean, da un rimorchiatore di 32 metri, il Caicos Trader. Il tempo era buono, e da sud ovest soffiava un vivace aliseo. Le due imbarcazioni si stavano avvicinando alla parte meridionale della zona, dove questo canyon sottomarino si solleva formando un gran buco a forma di cratere, nel settore sud, con un diametro di 64 chilometri. Le scogliere e, verso est, la catena Exuma, proteggono in questo punto la Tongue of the Ocean dalla furia del mare, che potrebbe scatenarsi a causa dei venti alisei provenienti da sud est. Era notte, e il capitano Talley dormiva nella sua cuccetta sotto i ponti. All'improvviso fu destato da un fiotto d'acqua che si riversava su di lui. Dopo aver afferrato automaticamente un giubbotto salvagente, egli cercò di raggiungere un portello aperto. Mentre si sforzava di uscire, si trovò sott'acqua; ma, incontrata una gomena, la seguì fino alla superficie, calcolando di percorrere una distanza variante dai quindici ai venticinque metri. Evidentemente, quando era riuscito a fuggire dalla sua cabina, era sommerso in dieci o quindici metri d'acqua. Una volta raggiunto il capo della gomena, e la superficie, si accorse che il Caicos Trader aveva proseguito senza di lui. Ecco che cos'era accaduto: l'improvvisa forza che stava trascinando il Wild Goose sott'acqua, verso il fondo, con il capitano Talley a bordo, minacciava di far capovolgere il Caicos Trader, a causa del cavo da rimorchio collegato. Allora l'equipaggio del rimorchiatore aveva tagliato il cavo, lasciando le immediate vicinanze; poi il rimorchiatore era ritornato indietro, a vedere se per miracolo Talley fosse riuscito a uscire dalla cabina della sua barca che veniva trascinata sott'acqua. Gli uomini del rimorchiatore avevano visto il Wild Goose colare a picco, come se fosse preso in un vortice. Dopo circa mezz'ora Talley, ormai in procinto di affogare, udì con stupore il suo nome gridato sull'acqua attraverso un megafono dal Caicos Trader, che era ritornato. Riuscì a urlare una risposta, e così fu salvato. Siccome in maggioranza i capitani della zona sanno che molte inesplicabili sparizioni di navi sono spesso accompagnate da disfunzioni della bussola e della radio, fu fatta un'inchiesta sul funzionamento della bussola durante l'incidente. Si scoprì, tuttavia, che il timoniere aveva fissato la rotta e lasciato il timone, perciò non ci fu modo di sapere se in quel momento ci fosse stata un'aberrazione meccanica. Altre navi hanno perduto i loro rimorchi nella zona, qualche volta perdendo anche l'equipaggio insieme con l'imbarcazione che stavano rimorchiando, a differenza del caso del capitano Talley, il quale visse per raccontare la sua esperienza. In certe circostanze, una specie di nebbia ha coperto la seconda nave. e si sono notate disfunzioni della bussola e dell'apparato elettrico nella prima nave. Ci si domanda perché certi rimorchiatori forniscano resoconti su queste forze, mentre non se ne hanno mai da imbarcazioni isolate.

    DON HENRY - L'esperienza del capitano Don Henry, nel 1966, ci offre una descrizione chiara di un tiro alla fune fra il rimorchiatore e una forza non identificata che tentava, consciamente o inconsciamente, di impossessarsi della chiatta. Il capitano Henry era il proprietario di una società di ricuperi marittimi di Miami, chiamata la Sea Phantom Exploration Company, aveva una lunga esperienza di capitano e di navigatore, Per la sicurezza del suo racconto e per la sua memoria dei particolari, mi sembra opportuno di lasciare che sia il capitano Henry a riferire l'incidente con le sue stesse parole, che sono state trascritte nel corso di una conversazione con il dottor Manson Valentine (studioso dei fenomeni del Triangolo delle Bermuda) riguardante la chiatta scomparsa. "Ci trovavamo sulla via del ritorno, tra Puerto Rico e Lauderdale. Eravamo stati in mare per tre giorni, rimorchiando una chiatta vuota, che aveva trasportato nitrato di petrolio. Io ero a bordo del Good News, un rimorchiatore di duemila cavalli, lungo quarantanove metri. La chiatta che stavamo rimorchiando pesava duemilacinquecento tonnellate, ed era collegata con un cavo lungo più di 300 metri. Ci trovavamo sulla Tongue of the Ocean, dopo aver oltrepassato le Exumas, su una profondità di circa 600 braccia. Nel pomeriggio, il tempo era buono e il cielo limpido. Io ero andato per qualche minuto nella cabina dietro il ponte, quando sentii un gran vociare.





    Uscii dalla cabina e corsi sul ponte, gridando: 'Che cosa diavolo sta succedendo?' La prima cosa che guardai fu la bussola, che stava girando in senso orario. Non c'era ragione perché capitasse una cosa simile. Non sapevo che cosa fosse successo, ma certamente si trattava di qualcosa di grosso. Sembrava che l'acqua arrivasse da tutte le direzioni. L'orizzonte era scomparso, non potevamo vederlo, l'acqua, il cielo e l'orizzonte si confondevano insieme. Non riuscivamo a capire dove eravamo. Di qualunque cosa si trattasse, carpì, rubò o prese a prestito tutto dai nostri generatori. Tutte le fonti di elettricità smisero di produrre energia. I generatori continuavano a funzionare, ma noi non riuscivamo a ottenere nessuna energia. Il macchinista cercò di avviare un generatore di emergenza, ma non riuscì a produrre una scintilla. Io ero preoccupato per la chiatta. Era solida, ma non riuscivo a vederla. Sembrava coperta da una nuvola, e intanto le onde sembravano più agitate che negli altri punti. Spinsi le valvole al massimo. Non sapevo dove stavamo andando, ma volevo allontanarmi in tutta fretta da lì. Pareva che qualcosa volesse tirarci indietro, ma non riuscisse a farcela. Allontanarsi da quel punto fu come uscire da un banco di nebbia. Quando uscimmo, il cavo da rimorchio era teso, come nel trucco della fune indiana, ma in fondo al cavo non si vedeva nulla, tutto era avvolto in una nebbia concentrata in quel punto. Balzai sul pontile e cominciai a tirare. La maledetta chiatta uscì dalla nebbia; ma non c'era nebbia in nessun altro posto. Infatti, la visibilità era di dieci miglia. Nell'area nebbiosa, dove si sarebbe dovuto trovare il rimorchio, l'acqua era agitata, sebbene le onde non fossero alte. Non vi è mai successo che due persone vi tirassero per le braccia, in direzioni opposte? Avevo la sensazione che ci trovassimo in un posto o in un punto che qualcuno o qualcosa voleva, e che qualcuno o qualcosa volesse che noi fossimo in un posto diverso da quello in cui stavamo andando". "C'era una specie di luce verdastra all'orizzonte?" "No, era lattiginosa. E' tutto quanto posso dire. Non stavo badando ai colori, in quel momento. Dopo aver lasciato quel posto, dovemmo caricare le batterie. Fui costretto a gettar via cinquanta pile per torce elettriche. " "Le venne in mente il Triangolo delle Bermuda?" "Sì. Era l'unica cosa a cui riuscivo a pensare in quel momento." "Non ha mai avuto altre esperienze come questa? " "No. Ho sentito parlare di altre persone che ne hanno avute, e di un rimorchio che andò perduto con uomini a bordo, e il cui cavo fu tagliato. Ma questa è stata l'unica esperienza toccata a me. E una mi è bastata! "

    CHUCH WAKELEY - Chuch Wakeley racconta un cospicuo incidente elettronico, in cui una forza o una presenza elettronica sembrò prendere temporaneamente possesso del suo aeroplano, mentre volava tra Nassau e Ford Lauderdale. Chuck Wakeley aveva circa trent'anni, ed è stato un pilota professionista di aeroplani ed elicotteri per più di dieci anni. Aveva una notevole esperienza, avendo effettuato gran parte dei suoi voli da solo sopra le giungle di Panama e dell'America del Sud, dove una buona memoria per i particolari e una reazione fredda di fronte ai pericoli sono spesso i segreti della sopravvivenza. E' un osservatore addestrato, e ha tutte le carte in regola. "Nel novembre del 1964 ero un pilota della Sunline Aviation di Miami. In quel periodo accompagnai a Nassau un gruppo di persone con un volo charter; poi dovevo ritornare. Feci scendere i passeggeri, e partii dall'aeroporto di Nassau poco dopo il tramonto. L'aria era limpida e le stelle brillavano. Seguivo la rotta sul VOR (variabile onnidirezionale) di Nassau, per intercettare il VOR di Bimini durante il percorso. Circa alle 9.30 di sera passai sopra la punta settentrionale dell'isola di Andros, e potei vedere le luci di alcuni centri abitati. Mi ero messo in orizzontale a circa duemilacinquecento metri di altezza e stavo sistemandomi per un volo normale, ma dai cinquanta agli ottanta chilometri dopo Andros, mentre puntavo direttamente su Bimini, cominciai a notare qualcosa d'insolito: come un lievissimo brillio sulle ali. Da principio credetti che fosse un effetto creato dalle luci della cabina, che scintillavano attraverso i finestrini di plexigias colorato, perché le ali avevano un aspetto traslucido, sembravano di un pallido verdeazzurro, sebbene in realtà fossero verniciate con un bianco brillante. Nel corso di cinque minuti circa questo bagliore crebbe d'intensità, fino a diventare così scintillante da rendermi difficile la lettura degli strumenti. La bussola magnetica cominciò a girare, lentamente ma costantemente; gli indicatori del carburante, che al momento del decollo segnavano pieno a metà, ora segnavano pieno. Improvvisamente, il pilota automatico fece virare l'aeroplano a destra, perciò dovetti staccarlo e far funzionare a mano l'apparecchio. Non potevo fidarmi di nessuno degli strumenti governati elettricamente, perché erano del tutto guasti o impazziti. Presto l'intero aeroplano divenne luminoso, ma non si trattava di una luce riflessa: il bagliore veniva dall'aeroplano stesso. Ricordo che, quando osservai le ali dai finestrini, vidi che non brillavano soltanto di una luce verdeazzurra, ma sembravano perfino sfocate. A questo punto non potevo più contare sul mio autogiro né sugli indicatori dell'orizzonte e dell'altitudine; e, siccome era notte e io volavo con l'orizzonte artificiale, non avevo più un orizzonte verso il quale dirigermi. Il brillio era così intenso che non potevo più vedere le stelle. Feci l'unica cosa che potevo fare, cioè abbandonare i controlli, e lasciare che l'aeroplano volasse verso qualsiasi direzione avrebbe preso. Il bagliore aumentò in un crescendo accecante di luce, durò per cinque minuti circa, poi, a poco a poco, diminuì. Non appena il bagliore cessò, tutti gli strumenti ripresero a funzionare normalmente. Controllai tutti gli interruttori: nessuno era saltato. I fusibili non erano esplosi. Mi resi conto che l'apparecchio funzionava regolarmente, quando gli indicatori del carburante ripresero a segnare che i serbatoi erano pieni a metà. La bussola magnetica si stabilizzò, mostrandomi che ero fuori rotta soltanto di pochi gradi. Misi in funzione l'autopilota: era normale. Prima di atterrare, controllai tutti gli impianti: carrello di atterraggio, fiap, eccetera. Andava tutto bene. Incidentalmente, l'aeroplano aveva un circuito antistatico che avrebbe dovuto eliminare le cariche elettrostatiche". Domanda:"Crede che il suo caso fosse collegato con il Triangolo delle Bermuda?" "Non sapevo nulla del Triangolo delle Bermuda, prima dell'incidente. Pensai che fosse un fuoco di Sant'Elmo, sebbene il fuoco di Sant' Elmo non si presenti così." "Quando ha sentito parlare per la prima volta del Triangolo delle Bermuda? " "Ne sentii qualcosa quando cominciai a raccontare la mia avventura ad altri piloti. Cose del genere sono accadute ad altri piloti, ma non amano parlarne. In ogni caso, non c'è modo di evitare il così detto Triangolo, se si deve andare in qualche posto come Puerto Rico, a meno di volare a nord di Bermuda. Oggi, si sente parlare del Triangolo molto di più, specialmente quando un aeroplano sparisce in modo completamente illogico." Quella che può esser stata un'osservazione oculare, vista dall'aria, di un'eventuale forza distruttiva in atto nel Triangolo delle Bermude fu riferita da Pursuit, una rivista trimestrale pubblicata dalla Society for the Investigation of the Unexplained. L'autore del rapporto, Robert Durand, racconta un incidente osservato dalla navicella di controllo di un Boeing 707, in volo da San Juan a New York, l' 1 aprile del 1963. Quando il fenomeno fu notato, la posizione dell'aeroplano era (così è stato riferito) 190 54' latitudine nord, e 660 47' longitudine ovest, un punto compreso nel Triangolo e sopra la Fossa di Puerto Rico, uno dei canyon più profondi dell'oceano, dove il mare raggiunge una profondità di quasi novemila metri. Lo straordinario avvistamento fu fatto dal secondo pilota (il quale desidera mantenere l'anonimato) alle 1.30 pomeridiane, venti minuti dopo il decollo, quando il jet era a una quota di 9450 metri. D'un tratto il secondo pilota vide, a circa 8000 metri a dritta della rotta che il jet stava seguendo che l'oceano si sollevava in un gran monte rotondo, apparentemente provocato da un'esplosione atomica sottomarina, aveva l'aspetto di un immenso cavolfiore nell'acqua. Immediatamente, egli richiamò l'attenzione del comandante e del motorista di bordo, i quali osservarono il fenomeno nei particolari per circa trenta secondi; poi si slacciarono le cinture di sicurezza e si spinsero più a dritta, per poter vedere meglio. Secondo la loro valutazione, l'immensa e torbida montagna d'acqua raggiungeva un diametro dagli ottocento ai milleseicento metri e un'altezza che era forse la metà della sua larghezza. Comprensibilmente, il comandante non ritornò indietro per osservare il fenomeno più da vicino, e mantenne il suo programma di volo. Mentre l'aeroplano si allontanava dalla zona, si vide che l'enorme montagna d'acqua cominciava a decrescere. In seguito il secondo pilota s'informò presso vari enti, compresi il FBI e la Guardia Costiera, e consultò uno specialista di sismologia, ma non ottenne nessuna notizia che potesse confermare il fenomeno: in quell'area non si era manifestato niente d'insolito, né terremoti, né onde di marea, né immense trombe marine.





    IL TRIANGOLO DELLE BERMUDE - GLI INCIDENTI MISTERIOSI



    IL NIGHTMARE - Un altro misterioso incidente ebbe luogo in una sera del settembre 1972, tra Featherbed Banks e Matheson Hammock nella baia Biscayne, e toccò ad una imbarcazione a motore diesel con l'infausto nome di Nightmare (incubo). Il Nightmare, con a bordo 3 passeggeri stava ritornando in porto di notte, dopo una gita di pesca nella baia Biscayne. Quando raggiunse l'area dei Featherbed Banks, qualcuno notò che la bussola era sfasata di circa 90° rispetto alle luci del luogo a cui l'imbarcazione era diretta, Coconut Grove. Le luci della barca si indebolirono, poi si estinsero, come se le batterie fossero state sottoposte ad un consumo enorme. Perciò il pilota, tralasciando di leggere la bussola, fece rotta direttamente verso i segni di riferimento ad ovest, spingendo il motore a tutta forza. Ma l'unico cambiamento di posizione fu verso il nord, come dimostravano le luci della costa, scivolando verso sud. Per due ore l'imbarcazione continuò a dirigersi verso la spiaggia, senza riuscire a fare il minimo progresso: se mai sembrava indietreggiare. Durante questo periodo, gli occupanti della barca notarono una grande forma scura nell'aria, che cancellava le stelle, fra la barca e Matheson Hammock, a due o tre chilometri verso ovest. Mentre la osservavano, videro una luce in movimento penetrare nell'area scura, rimanere in equilibrio, poi scomparire. Poco dopo sparì anche la forma scura. Dopo la sparizione, la bussola si normalizzò, il generatore ricaricò le batterie, e l'imbarcazione fu di nuovo in grado di avanzare. Un caso quasi identico era capitato una settimana prima del Natale 1957. Un peschereccio diesel, lungo dieci metri e mezzo, in rotta verso Freeport, nelle Bahama, fu incapace di avanzare per parecchie ore e addirittura spinto indietro di molti chilometri. Il generatore si spense, come le luci e la radio, e la bussola prese a girare. Sebbene il motore continuasse a funzionare, l'imbarcazione non riusciva affatto a procedere. Come nel caso del Nightmare, l'equipaggio osservò che, per quanto il mare fosse calmo e le stelle brillassero, una cera zona del cielo, proprio davanti a quella che doveva essere la loro rotta, mostrava una macchia nera, senza stelle, con il contorno regolare. A un certo punto essi avevano visto tre luci in fila indiana entrare nella macchia scura per poi sparire. Pochi minuti dopo, la chiazza nera si era improvvisamente dissolta, la barca aveva ripreso ad avanzare, le luci e la radio si erano riaccese e la bussola era tornata alla normalità.

    IL BEECHCRAFT - Un incidente che capitò ad un Beechcraft bimotore durante un volo da George Town a Great Exuma, nelle Bahama, il 15 novembre 1972, è un interessante esempio della capricciosità delle forze presenti nel Triangolo delle Bermuda, e rappresenta almeno un caso in cui tali forze parvero aiutare l'aeroplano, invece di distruggerlo. Il veicolo partì al crepuscolo da George Town, con 9 persone a bordo, compresi 5 piloti. Il tempo era bello, il mare calmo e la visibilità eccellente. Da sud-est spirava una leggera brezza. Circa dopo dieci minuti, tutti gli impianti azionati elettricamente, la bussola, le radio, le luci, i controlli idraulici, all'improvviso si guastarono, e le batterie si esaurirono completamente. La prima idea del pilota fu quella di atterrare a New Providence, un centinaio di chilometri a nord. Tuttavia, ripensandoci, ricordò che il contatto radio era interrotto, e che non avrebbe potuto avvertire l'aeroporto del suo arrivo; neanche le luci funzionavano per segnalare il suo avvicinamento. Fu quindi deciso di dirigersi sulla più vicina pista di Andros, e presto i piloti riconobbero il piccolo aeroporto vicino alla punta meridionale dell'isola. Per atterrare in simili condizioni, il comandante intraprese un volo planato, dopo una virata a ovest dell'aeroporto, per accertarsi che non vi fossero ostacoli e riuscire ad allinearsi più accuratamente possibile con la pista e con il vento. Siccome l'impianto idraulico non funzionava, le ruote d'atterraggio non potevano abbassarsi. Il pilota avrebbe poi riferito che il veicolo "parve atterrare come sostenuto da un cuscino d'aria". Le estremità delle eliche toccarono terra per prime, provocando una pioggia di scintille; ma invece di fracassarsi, l'aeroplano si posò sul terreno. La fusoliera non subì danni, e perfino le prese d'aria dinamiche rimasero intatte.


    preso da: http://www.ndonio.it/Il%20triangolo%20delle%20Bermude.htm

    Edited by ° Angelus ° - 19/5/2008, 15:20
     
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    Metto qualche foto:

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    http://www.roswell.it/wp-content/bermuda.jpg

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    http://www.isolachenonce-online.it/et/imma...8/triangolo.jpg

    image
    http://www.isolachenonce-online.it/et/imma...8/triangolo.jpg

    image
    http://www.shoala.p2pforum.it/misteri/tria...o%20bermuda.jpg

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    http://www.ilparanormale.com/imgsito/bermude.jpg
     
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    Opinioni scientifiche



    Riguardo le mie registrazioni di anomalie nei campi magnetici, ecco i pareri espressi da alcuni degli scienziati - in genere fisici quantistici - con i quali ho parlato.

    Secondo il fisico Dott. Werner Muller, di Karlruhe: "Basandomi sulle cifre che mi ha fornito e sul fatto che non sono state trovate fonti naturali sul fondo del mare, non restano altro che le teorie della fisica quantistica per spiegare questo fenomeno".

    Per il Prof. Tsung-Min Gung, fisico di Tokyo: "Se le teorie sulle connessioni interdimensionali non sono totalmente errate e se esse possono venire sviluppate come mi aspetto, la stretta interdipendenza esistente tra la gravità ed il campo magnetico terrestre potrebbe essere uno dei modi per individuare queste aperture fra diverse dimensioni".

    Dal canto suo, il fisico Dott. Grazyna Fosar, di Berlino, afferma: "Dal punto di vista della fisica, l'unica spiegazione ragionevole per queste misteriose deviazioni nei campi magnetici è l'esistenza di 'porte' verso l'iperspazio".

    Sorprendenti risultati, che mi portarono a studiare, con sempre crescente interesse, gli altri fenomeni caratteristici del "Triangolo delle Bermuda", associati alla zona delle Bahamas.L'isola di Andros, sede dei laboratori dell'AUTEC L'ipotesi che le deviazioni magnetiche siano causate dalla presenza di "stargates" era già stata avanzata qualche tempo fa (sebbene, per quanto ne so, sono stato il primo a raccogliere dati effettivi a riguardo) e alcuni ricercatori hanno associato proprio alla presenza di questi "stargates" l'incidenza estremamente alta di avvistamenti UFO registrata in quell'arcipelago.

    Fonte:http://www.isolachenonce-online.it/et/tabloid/misteridellaterra/stargate_bermuda.html
     
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    bello molto interessante.... diciamo ke lo scienziato di tokio ha detto qll ke ho detto io ieri a te mario...però mettendo alla fine ke invece di essere risukkiati nell atsmosfera...nell iperspazio...
     
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  11. Dreamther
     
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    CITAZIONE (° Angelus ° @ 19/5/2008, 15:10)
    a me alla fine mi sembra un rettangolo... uniamo tutto... il triangolo è sempre in posti diversi

    Infatti è questo che volevo fare notare.

    Strano....


    CITAZIONE (° Angelus ° @ 19/5/2008, 15:24)
    bello molto interessante.... diciamo ke lo scienziato di tokio ha detto qll ke ho detto io ieri a te mario...però mettendo alla fine ke invece di essere risukkiati nell atsmosfera...nell iperspazio...

    bhe si...io pero non credo a queste cose|cavolate -__-

    Oltre alla mia 2* ipotesi credo che bisognerebbe approfondire una ricerca sui blue holes

    image
    http://upload.wikimedia.org/wikipedia/comm...t_Blue_Hole.jpg
     
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    ok approffondiamo
     
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  13. PixelI
     
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    la mia ipotesi è che la linea dell'orizzonte del mare nn si distingua da quella del cielo( è moltoprobabile, rispetto a quella della gravità :P ) :(eja):
     
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12 replies since 29/4/2008, 11:19   673 views
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